Con il suo splendido affaccio su Roma, le antiche chiese e i giardini, l’Aventino è sicuramente uno dei luoghi più romantici della Capitale. Ma il colle è anche avvolto da un’aura di mistero. Basti pensare che, secondo una tradizione, è qui che Remo, in gara con Romolo, intende costruire la sua città. Un’alternativa a Roma, che non vedrà mai la luce. Partiamo allora per un itinerario magico, tra storia e leggenda, per le strade dell’antico rione.
Il Colle Aventino e la leggenda di Caco
Alle falde del colle, prende vita la leggenda del temibile Caco. È un essere mostruoso, metà uomo e metà bestia, capace di sputare fuoco dalle proprie fauci. Vive in un’oscura grotta sotto l’Aventino, da cui esce soltanto per compiere furti e stragi. Un giorno, però, Caco deruba la persona sbagliata. Egli, infatti, sottrae una mandria di buoi a Ercole, impegnato in una delle sue fatiche. Per far perdere le sue tracce, il ladro trascina gli animali per la coda, in modo che le loro impronte segnalino una direzione sbagliata. Ma Ercole riesce a rintracciarlo, lo affronta in combattimento e lo uccide.
Santa Sabina e la pietra del diavolo
In un angolo della basilica di Santa Sabina, collocato sopra un pilastro, c’è uno strano pezzo di marmo nero, con alcuni fori sulla superficie. È il lapis diaboli, cioè la pietra del diavolo, un oggetto legato alla figura di San Domenico, vissuto nel Duecento. Tradizione vuole che il Santo venisse spesso a pregare in chiesa, prostrandosi su una lapide che copriva le reliquie di alcuni santi martiri. Il diavolo, indispettito dalla sua devozione, afferrò questa pietra con i suoi artigli e la scagliò contro di lui. Grazie alla protezione divina, San Domenico non venne colpito. La pietra, però, infranse la lastra sepolcrale. Naturalmente, si tratta soltanto di una leggenda. La lastra venne spaccata soltanto due secoli dopo, nel 1527, durante i lavori di restauro della chiesa da parte di Domenico Fontana.
Piazza dei cavalieri di Malta e il mistero dei Templari
Proseguendo in questo itinerario sul colle Aventino, si raggiunge Piazza dei Cavalieri di Malta, il luogo in cui si trova il famoso “buco della serratura”, dal quale si gode una vista inedita sul Cupolone. Oltre quel portone chiuso si trova Villa Magistrale, di proprietà del Gran Priorato dell’Ordine di Malta. All’interno del giardino c’è un pozzo su cui si può leggere una scritta “Templariorum ordinis vestigium” cioè “vestigia dei cavalieri templari”. È l’unica testimonianza superstite dei templari, che ebbero qui la loro sede fino al 1312. In quell’anno, furono processati e condannati come eretici. Il colle conserva la loro memoria e una leggenda ammantata di mistero. Dicono, infatti, che l’Aventino non sia altro che un’antica nave pietrificata che un giorno salperà di nuovo alla volta della Terrasanta, per riconquistarla.
Il giardino degli aranci e il ricordo di San Domenico
Proprio di fronte alla chiesa di Santa Sabina, si apre il cancello che conduce al Giardino degli aranci. La sua creazione è piuttosto recente, visto che il parco venne realizzato in epoca fascista, su disegno dell’architetto e paesaggista Raffaele de Vico. Le piante che lo ornano, però, non sono affatto comuni. Secondo la tradizione, discendono direttamente dall’albero di arance amare che San Domenico piantò nell’orto del convento di Santa Sabina. Un albero miracoloso, che continuò a prosperare, rinnovandosi su sé stesso e che ancora oggi può essere ammirato attraverso un foro nel muro del convento.
Il roseto comunale e l’antico cimitero ebraico
L’ultima tappa di questa passeggiata tra storia e leggenda ci conduce alle falde del colle. Qui, adagiato sulle pendici dell’Aventino, sorge il roseto comunale di Roma. Se si entra nell’area dedicata alla collezione di fiori che partecipano al Premio Roma, forse ci si rende conto di una particolarità. L’andamento dei vialetti non è casuale. Forma il disegno di una menorah, il candelabro a sette bracci, simbolo dell’Ebraismo. È un omaggio alla comunità ebraica che ha concesso un terreno sacro per costruire il roseto. Questo, infatti, è l’antico Ortaccio degli ebrei, un cimitero israelitico nato nel lontano 1645.