Il Prenestino è ricco di affascinanti siti archeologici, spesso poco noti. Con questo breve itinerario, vi condurremo per mano per le strade del quartiere, sui luoghi che ancora oggi recano le tracce di un passato millenario.
La tomba del fornaio
All’ombra di Porta Maggiore, si può imparare il modo in cui gli antichi facevano il pane. A raccontarcelo è il sepolcro di Eurisace, grande monumento funebre del I secolo a.C., collocato ai margini di piazzale Labicano.
Il suo nome popolare è “tomba del fornaio”. Questo, infatti, è il mestiere del suo proprietario, Eurisace. Un ex schiavo che decide di avviare un’attività in proprio, mettendosi a sfornare fragranti pagnotte. Più che un semplice panettiere, però, Eurisace è un imprenditore. Tanto ricco e fortunato da voler lasciare memoria di sé ai posteri attraverso un monumento che è un vero e proprio inno all’ “ars pistoria”, l’arte di fare il pane. Vale la pena soffermarsi per guardare le scene scolpite lungo il fregio, che raffigurano le varie fasi del processo. E sorprendersi nel riconoscere negli elementi della tomba dei richiami ai sacchi di farina e alle bocche dei forni.
Chi voglia vedere il volto di Eurisace, può farlo ancora oggi. Basta compiere una piccola deviazione e fare una visita al museo della Centrale Montemartini, dove è custodito il rilievo funerario che raffigura Eurisace insieme a sua moglie, Atistia.
Acquedotto Alessandrino
Una grande opera di ingegneria idraulica attraversa da un capo all’altro il quartiere Prenestino. Si tratta dell’Acquedotto Alessandrino, l’ultimo degli acquedotti di Roma antica. Una lunga fila continua di archi è visibile all’interno del Parco Sangalli, nell’area di Tor Pignattara. Altre arcate, molto più alte, fanno quasi da porta d’ingresso a chi raggiunge il quartiere passando per viale Palmiro Togliatti.
Come suggerisce il nome, viene costruito sotto Alessandro Severo, nel 226 d.C. La sua funzione principale è alimentare le terme di Nerone, maestoso complesso di bagni pubblici edificato in Campo Marzio ai tempi del crudele imperatore. L’acqua che scorreva all’interno del suo condotto proviene da una sorgente in località Pantano Borghese. È la stessa che secoli dopo verrà utilizzata per l’Acquedotto Felice.
Parco Archeologico di Centocelle
La passeggiata prosegue lungo la via Casilina, fino al civico 761. Un cancello aperto consente di accedere all’area del Parco Archeologico di Centocelle. Centoventi ettari di verde, che fino a metà Novecento hanno ospitato le strutture dell’aeroporto militare di Centocelle. All’interno dell’area è ancora presente una delle piste da cui decollavano gli aerei. Ma il vero tesoro è rappresentato da alcune grandi ville romane, oggetto di un’indagine archeologica negli anni Novanta.
Si tratta della Villa della Piscina, così chiamata per la presenza di una grande vasca, utilizzata per l’allevamento di specie ittiche; della Villa delle Terme, di cui rimane il vasto impianto termale; e della cosiddetta Villa ad Duas Lauros. Quest’ultima, secondo alcuni, sarebbe stato il centro amministrativo di una grande proprietà appartenuta a Sant’Elena, la madre dell’imperatore Costantino.
Mausoleo di Sant’Elena
Il nome di Sant’Elena riecheggia anche in un altro luogo del quartiere. In via Casilina 641, sorge il monumento funerario dedicato alla devota imperatrice. Un maestoso mausoleo, costruito tra il 326 e il 330 d.C. Il bel sarcofago in porfido che conservava le spoglie della madre di Costantino si trova oggi ai Musei Vaticani.
L’antico edificio sorge in corrispondenza di quello che, in precedenza, era il cimitero degli Equites singulares Augusti, cavalieri scelti che garantivano la sicurezza dell’imperatore. Erano le sue guardie a cavallo. Costantino decise di sciogliere questo corpo militare, distruggendo caserme e cimiteri, dopo la battaglia di Ponte Milvio, nel 312 d.C. Durante quello scontro, infatti, gli Equites decisero di restare a fianco del suo avversario, Massenzio.
Villa dei Gordiani
Il nostro tour archeologico si conclude nel parco di Villa Gordiani, sulla via Prenestina. Qui si ergono i monumentali resti di un’antica villa romana, che potrebbe essere appartenuta alla famiglia imperiale dei Gordiani. Nonostante il nome ormai radicato, tanto da battezzare l’intera area, l’uso del condizionale è d’obbligo. L’identificazione dei proprietari di questo complesso, infatti, è ancora oggi incerta.
I ruderi più maestosi sono quelli del Mausoleo, un edificio funerario a pianta rotonda, sormontato da una cupola, parzialmente crollata ai giorni nostri. Si articola su due piani. Quello superiore veniva utilizzato per le cerimonie funebri. Quelli inferiore, invece, veniva utilizzato per la sepoltura dei defunti.