Oltre 60 opere esposte alla Galleria Borghese fino al 29 gennaio 2023, provenienti da musei italiani e stranieri e da importanti collezioni private. Questa è Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma tra Cinquecento e Seicento: una mostra che racconta i materiali primordiali usati per le opere d’arte. Estratti dalle miniere, del loro percorso avventuroso fino alle botteghe degli artisti e fino al loro posto nelle collezioni.
L’esposizione a cura di Francesca Cappelletti e Patrizia Cavazzini si caratterizza per un percorso, articolato in otto sezioni. Inizia con “La pietra dipinta e il suo inventore”, ovvero il pittore veneto Sebastiano del Piombo. Proprio questo artista, forse già prima del Sacco di Roma del 1527, elaborò la tecnica della pittura a olio su pietra, conscio di stare resuscitando una pratica antica, citata da Plinio. Le terribili devastazioni dovute al saccheggio della città decretarono il successo della sua invenzione: pittore e committenti si illusero infatti che la pietra, al contrario delle fragili tele e tavole, avrebbe conferito immortalità alla pittura.
Nella sezione “Una devozione eterna come il marmo”, accanto a opere simili a talismani, alle quali era talvolta attribuito un potere magico di protezione dai mali fisici e spirituali, e dedicate alle immagini incorruttibili della devozione – spesso parte degli arredi delle camere da letto dei cardinali, come l’Adorazione dei magi (1600 – 1620) su alabastro di Antonio Tempesta o la Madonna con il Bambino e San Francesco (1605 c.) di Antonio Carracci dipinta su rame – troviamo dipinti su alabastro, lavagna, marmo di Carlo Saraceni, Orazio Gentileschi, Il Cavalier d’Arpino e molti altri.
Accanto a queste, una piccola parte dedicata a “Fermare la bellezza” raccoglie tre immagini femminili del pittore toscano Leonardo Grazia dedicati a Ebe, Lucrezia e Cleopatra, realizzati nella prima metà del Cinquecento, due dei quali su lavagna; mentre nella sezione “Antico e Allegoria” si trovano opere su marmo, lavagna e pietra di paragone, tutte dedicate a temi della poesia come l’Andromeda del Cavalier d’Arpino e l’Inferno con episodi mitologici di Vincenzo Mannozzi. Lucidi e scintillanti, gli sfondi dei dipinti riflettono come specchi l’immagine dello spettatore che, mentre la osserva, entra a far parte dell’opera.
“Una notte nera come la pietra” comprende i dipinti su pietre scure (pietra di paragone, lavagna o marmo belga) che sfruttano il nero del supporto per ambientare scene notturne e per far risaltare le finitura dorate; mentre nelle sezioni “Dipingere con la pietra” e “Pietre preziose colorate”, i sorprendenti fondali offerti dalla pietra paesina e la preziosità di supporti come il lapislazzulo, usato per il mare e il cielo, vengono esaltati dall’intervento dell’artista: anche in questo caso il colore e le screziature delle pietre contribuiscono alla composizione dell’opera e a suggerire significati. Sono spesso opere di artisti dalla formazione fiorentina, che sperimentano il supporto lapideo non solo in chiave di eternità della pittura, ma per evidenziare le possibilità decorative della materia.
A oggetti straordinari, come piccoli altari, stipi e orologi, è dedicata la sezione “La collezione del colore delle pietre”, che introduce alla presenza delle pietre colorate nelle collezioni aristocratiche romane. Questo prologo spettacolare comprende anche oggetti attualmente parte della collezione Borghese, come il Tavolo in pietre dure di ambito romano della Sala XIV oppure il Tabernacolo della Cappella con una stupefacente cornice di pietra dura.
I biglietti (a partire da 15 euro) sono acquistabili qui.