Nel 1933, in pochissimi giorni, venne edificato il quartiere di Tor Marancia per ospitare le famiglie sfrattate dal centro dal regime fascista. Il quartiere si guadagnò immediatamente il soprannome Shangai per due motivi: da una parte per l’alta densità abitativa – le famiglie vivevano ammassate in piccole case senza pavimenti e con i bagni in comune con i vicini – dall’altra per la frequenza degli allagamenti- la città cinese è la città a più alto rischio alluvioni del mondo – dovuta al terreno paludoso su cui si decise di costruire il quartiere.
Nel quartiere si viene accolti dalla scritta ‘’Welcome to Shangai’’, parte dell’opera dell’artista Caratoes che rappresenta una donna orientale con quattro occhi e una lupa-origami (nella foto sotto).
È una delle opere nate per lo sviluppo del progetto Big City Life, nato nel 2015 da un’idea dell’Associazione 999Contemporary e volto alla riqualificazione della zona. Sono stati coinvolti ventidue artisti da tutto il mondo che hanno realizzato ventidue murales, in accordo con le famiglie del palazzo, dell’altezza di quattordici metri l’uno che hanno riempito le undici palazzine del comprensorio di viale Tor Marancia 63. Ne è nato il Museo Condominiale di Tor Marancia, straordinaria esposizione en plen air di street art, a cura di Stefano S. Antonelli.
Si sono organizzati workshop, laboratori ed è divenuto celebre l’intervento di una signora del quartiere mentre Mr. Kleva stava realizzando ”Nostra signora Shangai’’. La signora, incuriosita dall’aspetto della Madonna, si rivolse perplessa all’artista chiedendogli: “A regazzi’, ma nun lo vedi che ‘sta Madonna l’hai fatta troppo cicciona?”. Philippe Baudeloque ha realizzato ‘’Humanity Constellation o Elisabetta’’: la mano è quella di un’inquilina del palazzo, Elisabetta appunto, e l’opera vuole simboleggiare l’umanità intera trasfigurata in ipnotiche costellazioni. Anche Diamond ha deciso, ispirandosi allo stile dell’Art Nouveau, di raffigurare una donna addormentata, simbolo della città di Roma che non vuole svegliarsi dal suo torpore e agire per il suo miglioramento. Jerico ha relizzato: Distanza uomo-natura (nella foto di apertura), ispirandosi a Michelangelo.
Andrew Pisacane, in arte Gaia, si è ispirato invece allo stile di De Chirico per la sua opera: vediamo un grande mandarino/palloncino, divenuto per volontà degli abitanti un’arancia, immerso in un’atmosfera metafisica blu, insieme ad un busto, simbolo del regime fascista che sfrattò gli abitanti della zona e li confinò in un ghetto. Tratto sempre dalla storia del quartiere è il murales Io sarò: Guido Van Helten ha deciso di trasporre su muro la fotografia di una ragazza mandata via da San Pietro e confinata a Shangai.
Anche Julian Seth Malland, per la sua opera ‘’Il bambino redentore’’, ha voluto ispirarsi alle numerose storie di Tor Marancia, scegliendo la storia di Luca, un ragazzo morto a causa di un incidente durante un gioco. Luca, che è divenuto uno dei murales simbolo del quartiere, sale su scale costruite per sporgersi oltre il grigio della palazzina scoprendo il blu del cielo. Un’opera che, se messa in poesia, ha tutto lo spirito dell’Infinito leopardiano.
(Giulia Torrisi)