Roma, periodo del lock down. L’orologio si ferma per settanta giorni, e ogni sguardo è confinato dentro i limiti di un cortile, una terrazza, una finestra. Da quel momento il desiderio di guardare oltre il confine imposto si fa quasi atto di ribellione, presa di possesso dello spazio urbano negato, con la complicità della fotografia. E l’imperativo quotidiano dell’anima, “uscire”, diventa un’ossessione. Questa è la spinta iniziale che ha portato l’autore Michael Wernli a vagare in solitaria tra le periferie di Roma nord, rubando con gli occhi pezzi della città proibita, per documentare quel paesaggio così insolito e straniante che si lasciava fotografare, e guardare, come mai prima di allora.
Otto capitoli, sequenze di fotogrammi raggruppati seguendo un orizzonte di senso umano: transiti, duelli, rovine, messaggi, relitti, nature morte, incursioni e materie. E al loro interno, un’ulteriore classificazione per coppie di foto dialoganti (pagina sinistra e destra) secondo un registro ora ironico, ora simbolico, ora cromatico o formale.
Le foto scattate fra i quartieri di Primavalle e Monte Mario in pieno lock down ci ricordano che saper vedere è la conquista, o riconquista, di una realtà spesso inaccessibile, mascherata o nascosta dietro una vitalità surrogata. Ma basta fare un giro tra queste pagine per riaccendere il desiderio di tornare a vedere oltre il già visto ed entrare in relazione col mondo, dove il degrado si abbraccia alla speranza, dove l’oggetto diventa presenza, dove ogni cosa parla di sé.
(Gianluigi Spinaci)