L’acqua, la pietra e l’energia. In questi tre elementi naturali è racchiusa la storia di Tivoli, città dalla cui sommità si domina Roma e che per lungo tempo sognò davvero di dominarla. O perlomeno di arginarla nella potenza crescente, in una lunga sfida fatta di battaglie, di spericolate diplomazie e di alleanze sulla carta strategiche ma spesso destinate a risolversi in tragedia. Anche per questo il volume di “La Storia di Tivoli dalla preistoria ai giorni nostri” risulta così interessante: se oggi Tivoli si può considerare “parte” di Roma (intesa come grande area metropolitana), è certamente vero che nei secoli l’antica Tibur ha sempre difeso con forza e tenacia la propria autonomia.
Nell’immaginario collettivo Tivoli è stata per lungo tempo località di terme, di effluvi benefici (sia pure non particolarmente facili all’olfatto) e di natura incontaminata fatta di boschi, di acqua e di cave da cui – nei secoli – sono state estratte quelle tonnellate di travertino impiegato nella costruzione di parti importanti della Capitale, basti pensare al Colosseo e a San Pietro. La sua vicinanza a Roma ha fatto di questo centro un luogo tutto sommato agevole da raggiungere, difficile da conquistare, facile da amare. È anche per questo che attraverso le varie epoche da qui sono passati personaggi di prima grandezza: imperatori e papi, artisti e uomini d’azione, intellettuali e politici.
Di alcuni di loro restano testimonianze prestigiose e famose in tutto il mondo, vero e proprio patrimonio dell’Umanità. Basti pensare a Villa Adriana, che l’imperatore Adriano volle come ritiro sempre più solitario per la fase finale della sua vita e della cui parabola resta – tra l’altro – lo splendido racconto nel romanzo di Marguerite Yourcenar. Quella Villa Adriana che, con Villa d’Este, è un luogo unico al mondo, meta di migliaia di visitatori e che colloca Tivoli tra le capitali artistiche e archeologiche di un Paese che è culla della civiltà.
E proprio dall’archeologia – e quindi dalla storia più antica – parte il racconto di questo libro edito da Typimedia nella collana sulla Storia di Roma, curato da Giorgio Galeazzi con il coordinamento editoriale di Simona Dolce e le foto di Antonio Tiso. I ritrovamenti nelle grotte attorno all’attuale abitato di Tivoli (oggi visibili in vari musei tra cui il Pigorini all’Eur), collocano l’area tra le più interessanti della regione per le prime testimonianze di essere umani in grado di darsi un’organizzazione sociale. E da lì la narrazione si dipana come un vero e proprio viaggio sulla macchina del tempo, attraverso il quale il lettore viene preso per mano e condotto su luoghi che magari già conosce ma dei quali – probabilmente – ignora molte delle vicende che li hanno attraversati. Questo naturalmente non vale soltanto per le epoche più remote ma anche – e soprattutto – per quelle più recenti, in cui l’esercizio della memoria è spesso lasciato a fonti frammentarie e non sempre verificate.
L’immagine di Tivoli che affiora da queste pagine è in definitiva quella di un centro con una sua ricchissima storia che in molte occasioni è stata tutt’altro che marginale rispetto alla grande Storia. Basti pensare a un piccolo-grande episodio del suo sviluppo: l’arrivo dell’illuminazione elettrica grazie a quell’energia che scaturisce dall’impiego dell’acqua. Un’innovazione straordinaria, avvenuta qui prima ancora di Roma e di gran parte del Paese.
Tivoli è una città che oggi, nell’era della comunicazione multimediale globale – forte delle sue antiche ricchezze – sembra dover ancora prendere piena coscienza del suo patrimonio per sfruttarne adeguatamente le grandissime potenzialità. Un obiettivo, quello della consapevolezza, al quale forse può dare un piccolo contributo anche questo libro.
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