Tra i quartieri simbolo di Roma, San Lorenzo racchiude in egual misura il mito e la storia, la grandezza della Roma caput mundi e le aspre contraddizioni della terra di frontiera. Quasi che, fin dalla fondazione del tempio dedicato alla dea Speranza di cui oggi purtroppo non resta traccia, in questa parte della città più che altrove i romani abbiano sempre avuto ben chiaro quanto sia precario il percorso dell’essere umano, su quel filo sottile che separa la felicità dal dolore, la prosperità dalla miseria e, in definitiva, la vita dalla morte.
San Lorenzo terra di martiri della cristianità, come il Santo che gli dà il nome, e in epoche più recenti di martiri della violenza umana. San Lorenzo che nelle sue viscere custodisce sepolture e catacombe con ritrovamenti anche recenti, come la “catacomba dei bambini”, ben dodici gallerie sotto la Tiburtina scoperte solo nel 2012 in seguito a dei lavori per l’interramento dei cavi dell’alta tensione. San Lorenzo che nasconde le spoglie di personaggi che hanno segnato la storia, come è accaduto con Andrea Fortebraccio, meglio noto come Braccio da Montone, sulla cui sepoltura papa Martino V fa erigere una colonna che ne sancisce la definitiva sconfitta e la damnatio memoriae.
Nel leggere questo nuovo volume di Typimedia dedicato alla storia di Roma, si resta letteralmente affascinati dalla quantità e dalla portata delle vicende che hanno percorso questa porzione, tutto sommato ridotta, di territorio romano. La Storia di San Lorenzo, dalla preistoria ai giorni nostri è un’autentica perla nel racconto epico della Capitale, e bene ha fatto Sara Fabrizi – autrice di numerosi volumi oltre a questo – a soffermarsi su alcuni snodi che più di altri restituiscono la complessità e il fascino di una narrazione intensa, che non conosce pause, proprio perché la vita di San Lorenzo di pause non ne ha avute.
Tra i diversi snodi, è quanto mai opportuno ricordare l’apertura del sesto capitolo, quando l’autrice ricorda che nell’ottobre del 1873 viene approvato il piano regolatore di Roma. “Se lo si osserva attentamente, si nota a colpo d’occhio che San Lorenzo non c’è. La carta che illustra gli edifici progettati e quelli da demolire, si ferma al confine delle Mura Aureliane”. Ecco, questo è un momento di svolta nella storia del quartiere, perché è come se la politica gli assegnasse – ora e per sempre – un’identità di “terra di mezzo”: né città né periferia, né urbe né campagna:
semplicemente San Lorenzo. Ma proprio qui sta il germe di ciò che avverrà nei decenni successivi. Un’inurbazione non controllata, spesso caotica, con strade e ferrovie che incrociano le antiche, nobili vie ideate dall’acume dei progettisti romani e adesso violentate da una “modernità” il cui vero nome spesso è speculazione. Fenomeno che a Roma va ben al di là dei confini di San Lorenzo, ma che qui gode di un mix quasi irripetibile: il quartiere è terra di conquista ma al tempo stesso è quasi centrale, così vicino al Policlinico, all’Università, alla stazione Termini…
Quando alle 11:13 del 19 luglio 1943 le bombe degli alleati colpiscono la Capitale, San Lorenzo è il primo quartiere a conoscere la morte che arriva dall’alto. Nelle tragedie di quelli che perdono tutto, ci sono le storie di persone che qui avevano trovato un luogo in cui stare dopo peripezie e sacrifici di ogni genere. Persone arrivate da molti luoghi diversi e confluiti in una comunità-paese all’interno di una città che è già metropoli. E quest’impronta di comunità-paese – simile a quella di altri quartieri ma ancor più forte, radicata e tenace – continua a segnare la vita e la crescita di San Lorenzo, piccolo grande quartiere compreso nel Secondo municipio, lo stesso di Parioli, Flaminio e Trieste-Salario, in quella discutibile suddivisione del territorio comunale che amministratori poco avveduti attuarono forse pensando così di mitigare orientamenti politici altrimenti conservatori. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: nel centro di Roma (perché ormai di centro parliamo) c’è un quartiere in cui degrado e spinte speculative oggi formano un mix ad alto rischio di cui si parla poco e malvolentieri. Da un lato gli sforzi di chi non ci sta, dall’altro il calcolo di chi, evidentemente, non ha interesse a risanare in nome della sostenibilità ambientale e di un autentico progresso. Anche questa è storia, e noi la raccontiamo.
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