Tra i quartieri che più esprimono l’anima profonda e il carattere autentico di Roma, Monti è sicuramente uno di quelli che contengono, condensano e raccontano la storia della Città eterna in tutte le sue declinazioni e in tutte le sue infinite contraddizioni. Intanto, per i romani più attaccati alla tradizione, è vietato chiamarlo quartiere: trattasi di rione, e non c’è proprio da discuterne. Poi, a dispetto dei palazzi, dei monumenti e delle opere d’arte di valore mondiale che può vantare, il titolo di “Suburra” è qualcosa che gli appartiene fin dall’epoca romana e che in fondo non si è mai scrollato di dosso. Anzi, bordelli più o meno ufficiali e prostituzione più o meno evidente, hanno attraversato tutte le diverse epoche storiche conferendo alle sue strade e alle sue piazze quell’aura di trasgressione che tanto fascino – da sempre – suscita in artisti, bohémien, anticonformisti e peccatori di varie categorie. E infine, pur comprendendo e confinando con alcuni dei più importanti palazzi del potere, qui non è mai venuto meno quel clima di comunità locale dove le relazioni umane contano più dei titoli onorifici, le antiche consuetudini più delle mode passeggere, la storia condivisa più del gossip metropolitano.
Monti è un quartiere – pardon, un rione – dove le case costano molto, e se chiedete in giro di un appartamento disponibile, vi sentirete rispondere che “ormai non ce ne sono più”. Se poi lo chiedete a dei monticiani autentici
(così si chiamano gli abitanti), la risposta molto probabilmente sarà: “Ma che sei pazzo a venire ad abitare qui?”. Se però poi domanderete perché allora non scelgano un’altra zona di Roma, le braccia si allargheranno in un gesto eloquente e la frase sarà: “E dove dobbiamo andare? Ormai stiamo qui…”.
I monticiani sono così: non la raccontano mai giusta. Ma basta guardarli negli occhi per capire che come il loro rione non ce n’è, nel senso che non lo cambierebbero per niente al mondo. E questo è un sentimento che in certe ore del giorno si respira davvero. Quando? Magari quando le sue strade più strette non sono ancora invase dalla cosiddetta “movida”, che grazie ai molti locali nati in questi anni, fa di questa parte della città una delle più frequentate dai giovani romani e dai turisti. Ma al mattino, per esempio, quando la vita delle persone “normali” deve correre tra affanni quotidiani e affari da sbrigare, la comunità più autentica affiora tra battute, ricordi e chiacchiere da un marciapiede all’altro, da un uscio di casa alla soglia di un negozio. Poi, basta alzare gli occhi per un momento, ed ecco che la storia entra di prepotenza nel campo visivo di chi sa guardarsi intorno. Ed è allora che l’antica Suburra diventa pura suggestione.
A Monti nel 100 a.C. nasce Giulio Cesare, passano e lavorano artisti come Michelangelo, Bernini e Borromini, s’intrecciano le vicende di uomini del Potere, della Scienza e della Chiesa, si consumano tragedie e avventure leggendarie. Il racconto di Valerio Maria Piozzo per questo nuovo volume della collana di Typimedia Editore dedicata alla Storia di Roma, ci fa compiere uno straordinario viaggio nel tempo regalandoci un affresco vivido ed emozionante, perché il rione è un autentico crocevia epico, dove fin dai tempi più remoti il destino della Capitale sembra doversi dividere tra il bene e il male, tra valori eterni e nefandezze, tra slanci eroici e atti crudeli. In definitiva, chi sostiene che non si può pensare di conoscere la storia di Roma se non si conosce Monti, forse non ha tutti i torti. Anche per questo ci piace pensare che, con questo libro, la collana di Typimedia si arricchisce di un pezzo davvero fondamentale.
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