Questo quartiere è destinato a un grande avvenire per la sua eccezionale posizione sul Monte Gianicolo, per la sua altitudine e per la vista veramente incantevole che si scopre da quella altura”.
Siamo agli inizi del Novecento quando l’architetto Edmondo Sanjust di Teulada, ingegnere capo del Genio civile di Milano, viene chiamato a redigere un nuovo piano regolatore per la Capitale. Il suo lavoro darà il via alla costruzione vera e propria del quartiere di Monteverde, che si svilupperà su un territorio dove in realtà molti romani già da secoli hanno scelto di abitare. Monteverde e l’area del Gianicolo sono infatti considerati – come lo stesso ingegnere rileva – un’area privilegiata della città. La particolare posizione, la vegetazione, il panorama: tutto questo contribuisce a farne una mèta ambita. Fin dai tempi più remoti e con una straordinaria disseminazione di testimonianze, Monteverde è infatti luogo di storia e di antichissime tradizioni.
Nel salire verso il Gianicolo o anche attraverso le altre strade che conducono fin dentro al quartiere, potremmo dire che la storia ci circonda e che anzi ci viene letteralmente incontro. Dai resti più antichi che ci parlano della preistoria e dell’epoca romana, questa parte della Capitale è un unico, grande e per certi versi poco conosciuto caposaldo della memoria collettiva. Fin dalla rivalità di Roma con l’etrusca Veio, da queste alture i nostri antenati hanno cercato di governare i tempi correnti vigilando sulle insidie esterne ed interne. Lo sguardo bifronte (Gianicolo da Giano, il dio dai due volti) è appunto quello che dovrebbe permettere di osservare passato e futuro o anche, più concretamente, ciò che avviene in casa (la vista su Roma) e ciò che accade all’esterno (la vista verso il Tirreno).
Non è un caso che, in virtù della sua particolare posizione-cerniera, in tutte le epoche Monteverde sia stato teatro di battaglie epiche, di contese sanguinose, di vicende che hanno visto passare da qui figure mitiche ed eroiche. Pagine di storia che, in particolare con il Risorgimento, ci hanno tramandato probabilmente alcuni dei momenti più drammatici: basti pensare alle imprese di Garibaldi e dei suoi.
“La Storia di Monteverde dalla preistoria ai giorni nostri”, curato da Sara Fabrizi con le foto di Antonio Tiso e il coordinamento editoriale di Simona Dolce, è quindi un appassionante viaggio nel tempo che sorprenderà anche chi ritiene di conoscere già bene questo quartiere e le aree circostanti. Il tempio, la cripta, la catacomba, l’ipogeo e il sepolcro si nascondono dietro porte insospettabili o sotto negozi e abitazioni che fanno parte della nostra geografia abituale. Tutto il quartiere emana questo fascino stratiforme, dove ciò che è visibile spesso cela ricchezze e storie straordinarie. Forse è anche per questo che in ogni epoca qui sono passati, e si sono fermati, donne e uomini i cui nomi ci parlano di arte, letteratura, poesia, cinema. Torquato Tasso, Leopardi, Escher, fino a Pasolini, Bertolucci, per arrivare agli artisti di oggi: tutti accomunati dall’amore per un pezzo di Roma che – assiso sul suo colle – marca comunque una piccola distanza e tiene lo sguardo vigile sull’orizzonte.
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