Quando Roma ancora non c’era, Fidene – anzi, Fidenae – esisteva già da un pezzo. E con lei esistevano altre piccole città dell’era preromana come Crustumerium (che corrisponde all’attuale Riserva della Marcigliana), Nomentum (l’attuale Mentana), e poi Curi (lungo la Salaria, nella valle del Tevere); e a sud Caenina (di cui oggi non ci sono resti), Ficulea (sull’attuale via Nomentana, al chilometro 14), e Antemnae (nella zona di Villa Ada). Non bisogna quindi stupirsi se – indagando sulla storia di quest’area del nord di Roma – il passato oggi ci restituisce pagine di straordinario interesse e sembri quasi chiamarci per ricordarci che quel che si vede è solo una minima parte di ciò che si potrebbe scoprire.
E d’altronde Roma è questa: una città che non si finisce mai di conoscere. Una città che anche nelle zone meno raccontate, spesso ingiustamente snobbate perché ritenute periferie, o borgate nate da un’inurbazione incontrollata, la Storia non è solo passata, ma si è fermata e ha visto scrivere capitoli ricchi di vicende, personaggi e luoghi davvero importanti. Luoghi che oggi – a guardarli con le lenti dell’attualità – si fa oggettivamente fatica a immaginare come teatro o crocevia della memoria collettiva, ma che invece possono riservare un autentico patrimonio di conoscenze.
Nelle sua narrazione che va dalla preistoria ai giorni nostri, Giulia Zaccardelli ricostruisce la storia di Fidene e Nuovo Salario combinando efficacemente l’analisi dei fatti con il gusto della rivelazione, spiegando come la particolare conformazione di questo territorio nato tra piccole colline, due fiumi (il Tevere e l’Aniene), una strada praticamente eterna (la Salaria) e immense aree verdi e boschive, avesse tutti i requisiti per essere oggetto di appetiti territoriali e mire espansionistiche, di incontri tra popolazioni e scontri armati, di intrighi e perfino di ludici passatempi come la caccia alla volpe nel 1800 o le sfide auto-aereo di Tazio Nuvolari nel ’900.
Di tutto ciò restano testimonianze che spesso abbiamo davanti agli occhi anche in versioni così plasticamente evidenti che forse, proprio per questo, fatichiamo a riconoscerne l’effettivo valore. A questo proposito, a pagina 43 del volume, c’è un’immagine realizzata da Antonio Tiso che da sola – come spesso succede alle foto ben fatte – racconta questa realtà meglio di tante parole: si vede una sfilza di grandi palazzi tipici dei popolosi insediamenti romani e, proprio sotto quelle finestre, una distesa di resti archeologici. Si tratta di una delle aree tra le più antiche, con una trentina di tombe a fossa e altre testimonianze che gli studiosi ritengono estremamente importanti. Quando si dice: appartamenti con vista (sulla storia).
Ma Roma, lo sappiamo, è anche questo: attorno al suo centro ipercelebrato fatto di reliquie e monumenti famosi in tutto il mondo, dispone di un patrimonio enorme e poco valorizzato che i suoi tanti quartieri, anche quelli più distanti e periferici, custodiscono nell’attesa che chi governa la Capitale si renda finalmente conto di quante e quali opportunità (anche economiche) si potrebbero costruire in una nuova narrazione della città più bella del mondo. Fidene e Nuovo Salario, con la loro storia raccontata in questo volume, sono l’ennesima dimostrazione di come la cultura debba fare uno sforzo per andare oltre le abitudini consolidate, gli snobismi e i luoghi comuni, debba provare a rinnovarsi introducendo nuovi stimoli, nuovi elementi di interesse. Per provare a costruire nuovi itinerari tra conoscenza del territorio e consapevolezza.
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