Annoverare il Campo Marzio tra i quartieri di Roma è qualcosa che potrebbe assomigliare moltissimo a un espediente narrativo utile a raccontare la storia di un’area della Capitale che ha visto succedere tutto. Da piazza del Popolo a piazza di Spagna fino a piazza Venezia si estende infatti quella parte di Roma dove ai luoghi più noti della politica si alternano le testimonianze di tutte le epoche. Ma proprio tutte, se si pensa che – come si racconta nel primo capitolo – alcuni metri sotto i sanpietrini di piazza Venezia fu scoperto lo scheletro di un elefante preistorico e solo in parte recuperato. Dall’alba dell’umanità in poi, la nostra storia si è sviluppata in buona parte qui, tra i centri del potere, le dimore delle famiglie più importanti, le realizzazioni artistiche, architettoniche, urbanistiche e monumentali che fanno di Roma la Città eterna.
Ma Campo Marzio è davvero un quartiere. Lo è a dispetto del suo essere – oggi come ieri – crocevia della politica e degli affari. E centro del turismo che ogni anno attira milioni di visitatori. E salotto dei romani dove concedersi un giro nelle piazze e nelle strade che il mondo ci invidia, il famoso Tridente e le vie adiacenti. Sì, Campo Marzio è certamente tutto questo (e molto altro) ma è pure un pezzo di Roma che nei suoi tratti fondamentali non è poi così diverso dagli altri quartieri: ci sono gli abitanti storici e quelli che – arrivati negli anni – non se ne andrebbero per niente al mondo. Ci sono i commercianti che resistono agli affitti sempre più cari (chi ci riesce) e gli artigiani delle botteghe tradizionali, ci sono i laboratori dell’arte e gli studi dei professionisti, ci sono i ristoranti tipici che cercano di non arretrare di fronte ai fast-food e alle catene modaiole. C’è, magari un po’ nascosto tra le pieghe dell’apparenza e dell’apparire, quel “core de Roma” che appartiene allo spirito più originale e genuino della città.
Raccontare la storia di un quartiere come questo è quindi un viaggio che corre necessariamente su un doppio binario: da un lato la necessità di non tralasciare i grandi fatti che qui sono avvenuti e la cui rilevanza è tale da travalicare i confini locali e spesso nazionali. Dall’altro, l’esigenza di andare oltre la grande Cronaca (quella che poi diventa Storia) e provare a recuperare episodi, personaggi, vicende che sono poi la trama – forse semplice ma mai banale – della comunità locale: quella in cui la chiusura di un cinema, la ristrutturazione di un palazzo o la scomparsa di un abitante molto conosciuto diventano pietre miliari della memoria collettiva.
“La Storia di Roma – Campo Marzio dalla preistoria ai giorni nostri”, volume di Typimedia per la collana “CommunityBook – La Storia di Roma” è quindi un’opera peculiare nell’ambito della produzione editoriale su Roma. Curata da Giancarlo Di Giovine con il fondamentale contributo di Sara Fabrizi e le foto di Antonio Tiso, è stata coordinata da Simona Dolce e vede la sua uscita in un momento molto particolare per Roma, alle prese con una fase di transizione che certamente vedrà questa parte della città costantemente al centro di eventi e decisioni fondamentali. Il decimo capitolo, quello sulla contemporaneità, è quindi un capitolo dichiaratamente “in progress”, e il nostro impegno è quello di aggiornarlo puntualmente nelle prossime edizioni.
Ma il viaggio nella storia di Campo Marzio va ben al di là dell’ultimo secolo. Come già accennato si parte dai ritrovamenti – sorprendenti, per certi aspetti incredibili – dei resti di animali preistorici fino ai primi insediamenti umani e via via, attraverso le varie epoche, si giunge ai giorni nostri. Uno straordinario e appassionante percorso tra luoghi conosciuti e altri da scoprire in cui s’incrociano le traiettorie di donne e uomini protagonisti di azioni che diventano imprese, destinate a scrivere pagine indimenticabili. La nostra storia.
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