Nello sviluppo di Roma avvenuto nell’ultimo secolo, la Balduina rappresenta senz’altro un capitolo significativo e a suo modo esemplare. Correva il 1920 quando la famiglia Pomilio, modificando le proprie strategie aziendali, anziché costruire la fabbrica di componenti per gli aerei virò sul più concreto business edilizio. Cominciò così, con un piano di edificazione concertato con il Comune, la prima costruzione di un quartiere che avrebbe modificato profondamente questa parte della Capitale. I terreni che l’ingegner Carlo Pomilio aveva acquistato, si trasformarono in aree di espansione abitativa e quello che era stato un luogo di transito verso il nord-ovest e di gite nella natura, si avviò a diventare un quartiere residenziale.
Ma è chiaro che se ci fermassimo a questa fotografia, racconteremmo la Balduina in modo assai parziale e non dissimile da quello di altri quartieri, più periferici e forse con molta meno storia. Perché in questa parte di Roma chiusa tra Monte Mario e il Vaticano, i quartieri Aurelio e Prati, e la Trionfale, la storia ci porta parecchio indietro nel tempo, fin nelle epoche più remote, come gli scavi e i numerosi ritrovamenti hanno dimostrato a più riprese. Del resto, un territorio che – al di là degli odierni confini amministrativi – vede scorrere una consolare come la Trionfale, non può non costituire uno scenario estremamente importante per le vicende di Roma.
Fin dal ritorno “trionfale”, appunto, di Furio Camillo dopo aver sconfitto la città rivale di Veio, i protagonisti della storia hanno attraversato questa parte di Roma non solo come un naturale passaggio a nord-ovest, ma anche come un luogo piacevole per la sua posizione elevata e per le sue bellezze naturali che si accompagnano alla possibilità di gettare uno sguardo d’insieme alla Città eterna.
Così oggi, tra il moderno cemento di palazzi e palazzine, alla Balduina è ancora possibile riconoscere i segni dell’arte, della creatività e di una ricerca della bellezza che contrassegnarono alcune delle epoche storicamente più interessanti e preziose. Ville, casini e casali, o anche chiese e altre testimonianze religiose, punteggiano questo territorio che nel secondo dopoguerra conobbe la sua vera espansione, con operazioni edilizie che diventarono il simbolo delle speculazioni e degli assalti famelici dei palazzinari romani. La Balduina fu il laboratorio avanzato di quello che negli anni successivi diventerà un vero e proprio metodo: costruire velocemente prima ancora di avere tutte le licenze e i necessari accordi con il Comune per i servizi pubblici. Precostituire per poi ottenere. Non è un caso se anche da qui partì la famosa inchiesta dell’Espresso sulla corruzione italiana (Capitale corrotta = nazione infetta) in cui Manlio Cancogni – era l’11 dicembre del 1955 – denunciava il dilagare della speculazione edilizia nella Capitale.
Di questa calcolata anarchia speculativa, i segni si sono poi visti nel corso dei decenni successivi e si vedono ancora oggi. Episodi drammatici come la grande voragine del 2018 (un’altra simile nel 1977) sono solo le testimonianze più eclatanti di una fragilità infrastrutturale connessa alla genesi di un quartiere che per molti romani è stato (ed è tuttora) un luogo ideale per vivere staccandosi dal caos h24 della metropoli.
In questo volume della collana di Typimedia dedicata alla Storia di Roma, Giorgio Galeazzi ripercorre le vicende del quartiere con l’accuratezza del narratore storico e con la passione di chi la Balduina la conosce bene perché vi abita e vi colloca molti dei propri affetti. E se c’è un dato che accomuna molti dei personaggi presenti in queste pagine, questo è certamente il sentimento di attrazione e di calore che questa parte di Roma ha esercitato su di essi. Non è un caso che qui si siano fermati uomini di fede e di azione, artisti e scienziati, imprenditori e poeti.
“La Storia della Balduina, dalla preistoria ai giorni nostri” è quindi un capitolo estremamente importante nella collana dedicata alla Capitale, in quanto le sue vicende si intrecciano sì con quelle di altri quartieri già raccontati (Prati e Aurelio, per esempio) ma al tempo stesso si ritagliano un loro specifico significato e un loro esclusivo valore.
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