Più che a un quartiere il Tiburtino assomiglia a un arcipelago. Proprio così: un arcipelago in cui ogni isola è diversa dall’altra e tuttavia è in stretta connessione con tutte le altre per i numerosi e incancellabili legami storici, socio-economici e di comunità che – nell’insieme – ne fanno un luogo davvero speciale. Perché dici Tiburtino e immediatamente immagini quella strada lunga, trafficata, interminabile che dalle soglie del centro di Roma punta a est tagliando l’Italia verso l’Adriatico. Ma il Tiburtino va ben oltre la famosa consolare: nella sua concezione “allargata” significa piuttosto quell’area metropolitana che tocca e comprende anche San Lorenzo, Casal Bertone, Pietralata, Rebibbia, Monti Tiburtini, Ponte Mammolo e molte altre realtà limitrofe della Capitale, ognuna delle quali, oggi, potrebbe tranquillamente ambire allo status di “quartiere”.
Ecco che raccontare “la Storia del Tiburtino, dalla preistoria ai giorni nostri” – volume curato da Sara Fabrizi per la collana di Typimedia coordinata da Simona Dolce (foto di Antonio Tiso) – significa entrare nella Storia di Roma dalla porta principale e prepararsi a un viaggio nel tempo che non regala soltanto il piacere di uno stimolante percorso culturale, ma riserva anche le emozioni di scoperte davvero inaspettate, tanto insospettabili quanto affascinanti. I resti preistorici e protostorici che, dai depositi lavici e fossili, vanno fino alle necropoli dei primi
abitanti del territorio, rappresentano infatti solo l’inizio di una narrazione che ci conduce attraverso l’epoca romana, di cui restano i segni tangibili, e poi lungo le ere successive. Tempi di guerre e di dominazioni cruente, ma anche di personaggi epici e di imprese scolpite nella memoria collettiva.
Le testimonianze archeologiche e architettoniche delle diverse epoche sono sparse sul territorio del Tiburtino e solo in alcuni casi, purtroppo, valorizzate come si dovrebbe. Ma ciò che desta realmente impressione è la ricchezza e la varietà di quanto – ancora oggi – è possibile osservare sia nei luoghi deputati (musei, aree archeologiche, archivi) sia, soprattutto, nella città che freneticamente vive la sua quotidianità. Ecco che passando per Porta Maggiore o accanto alle Mura Aureliane, difficilmente capita di far caso a quei particolari che di colpo ci proietterebbero
parecchi secoli indietro. Eppure lì, a pochi passi da noi, ci sono pagine di storia che dovremmo conoscere.
Ma lo sappiamo: Roma è questa. E pochi quartieri, come il Tiburtino, sono in grado di rappresentarne così bene le sue contraddizioni: grandezza e decadenza corrono davanti ai nostri occhi e scorrono nel racconto di questo volume che ci porta a apprendere le imprese di eroi antichi e di eroi moderni, di martiri conosciuti e di protagonisti magari meno noti ma altrettanto straordinari. Così come è davvero emozionante imbattersi in realizzazioni che – viste nella loro genesi – talvolta fanno anche sorridere per le ingarbugliate vicende dei personaggi che fecero l’impresa: dalla Città Universitaria che ospita la Sapienza fino alla Stazione Termini e alla Stazione Tiburtina, oggi tra i maggiori scali ferroviari del Paese.
Di sicuro tra le pagine indimenticabili, vi sono quelle dedicate alla Seconda guerra mondiale e alla Resistenza, così come agli anni del boom economico e dell’industrializzazione, con la nascita della “Tiburtina Valley”, il comparto tecnologico passato attraverso crisi cicliche e tentativi di ripresa, simbolo di una vocazione industriale che nella Capitale ha vissuto anche momenti di gloria ma non è mai diventata realmente “sistema produttivo”. Così oggi il Tiburtino appare ancora un grande, eterogeneo, magmatico quartiere con una formidabile storia alle spalle e
un futuro di possibilità tutte da esplorare. A cominciare dalle opportunità che si creeranno con quel miglioramento della viabilità che passa attraverso il raddoppio della Tiburtina, opera lunga, costosa e non ancora conclusa.
In definitiva, la sensazione che emerge dalla lettura di questo libro, è che nella Roma da ridisegnare, risanare e rilanciare, il Tiburtino sia certamente tra i quartieri con le maggiori potenzialità. Ce lo racconta la sua storia, ce lo dicono i suoi abitanti. Anche chi – come il geniale Zerocalcare – su un muro di Rebibbia ha disegnato e scritto: “Qui ci manca tutto. Non ci serve niente”.
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