Se su Google si scrive “Quartiere Quadraro”, tra le primissime risposte che il motore di ricerca propone ce n’è una che colpisce più delle altre: “Quadraro quartiere malfamato”. Da che cosa derivi questa (presunta) “mala fama” non è semplice stabilirlo, ma è certo che nell’epoca della pervasività digitale, ricevere un timbro di questo genere non è cosa da poco. Immaginiamoci infatti la reazione di chi – non abitando a Roma – ha della Capitale un’idea di città complicata e magari pericolosa: che cosa penserà allora del Quadraro “quartiere malfamato”? Una zona periferica piena d’insidie, una specie di Bronx da cui tenersi alla larga… insomma, un “nido di vespe”, secondo una nota definizione ben rappresentata dallo street artist Lucamaleonte in via Monte del Grano. Definizione che ci apre straordinarie pagine di storia e ci fa capire qualcosa di più di questa ex borgata diventata quartiere.
Nido di vespe. Così lo battezzarono i nazisti nel 1943, quando nei mesi drammatici successivi all’armistizio, le truppe di Hitler occuparono Roma cercando di piegare la resistenza di quella parte della popolazione che non abbassava la testa. Il Quadraro – così come Centocelle, San Lorenzo e altri quartieri – non solo non si piegò, ma divenne un territorio estremamente pericoloso: tra i suoi palazzi e le sue strade, risultato di uno sviluppo veloce e spesso incontrollato, i partigiani potevano contare su un tessuto protettivo costituito dalle famiglie, dalle persone comuni, da sacerdoti e militanti comunisti. Il nido di vespe – come lo definì il console generale tedesco a Roma, Eitel Friedrich Moellhausen, nelle sue memorie diplomatiche – era per i nazisti un’area fuori controllo. Per questo il 17 aprile del 1944 il quartiere subì un feroce rastrellamento guidato dal famigerato Herbert Kappler. Il boia delle Fosse Ardeatine fece arrestare oltre 900 uomini che su vagoni piombati furono deportati nei campi di lavoro in Germania. Di quegli uomini molti non fecero ritorno a casa.
Il quartiere “malfamato” è stato così insignito – primo tra i quartieri romani – della medaglia d’oro al merito civile, e un monumento ricorda quei giorni drammatici segnati nella memoria di una comunità che negli anni ha ricevuto
molti riconoscimenti, dei quali il più alto è quello della storia. Quando si sostiene che la Resistenza fu un atto di ribellione autenticamente popolare, il Quadraro ne è una delle testimonianze più vivide e commoventi. Così come lo sono i suoi personaggi, donne e uomini spesso di estrazione sociale modesta ma generosi al punto di mettere a rischio la propria vita. Storie che nel volume curato da Sara Fabrizi sono ricordate come simboli di un modo di essere il cui valore è universalmente di esempio.
In questo La Storia del Quadraro, dalla preistoria ai giorni nostri Sara Fabrizi realizza un’altra importante tappa di quel percorso narrativo che è la Storia di Roma pubblicata da Typimedia Editore. Il viaggio in cui l’autrice ci accompagna fin dagli albori dell’umanità è realmente straordinario per le vicende che incontriamo con protagonisti e testimonianze che ancora oggi ci parlano delle civiltà che qui sono passate. Da Coriolano, che qui viene persuaso a non distruggere Roma, fino a Roberto d’Altavilla detto il Guiscardo, per arrivare a personaggi più recenti, le pagine che raccontano questo territorio ci regalano un’immersione epica al termine della quale il sentimento di stupore è inferiore solo a quello di curiosità per conoscere più da vicino un luogo che ha tanto da insegnare.
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