Luigi Pirandello ed Enrico Fermi, Grazia Deledda e Rita Levi Montalcini, giusto per stare tra i premi Nobel. E poi Antonio Gramsci e Benito Mussolini, due facce molto diverse di uno stesso periodo storico. Oppure i Torlonia, i Colonna e gli Orsini, tra le grandi famiglie nobili che hanno fatto la storia di Roma. Se dovessimo mettere in fila i personaggi famosi che hanno intrecciato le loro esistenze con il Nomentano, probabilmente ne ricaveremmo una galleria con pochi eguali.
Questo quartiere nato subito al di fuori delle mura Aureliane, sviluppatosi soprattutto negli ultimi due secoli, è stato – dapprima – rifugio di “campagna” per chi poteva permetterselo, e successivamente zona urbana meno caotica e più salubre rispetto al centro della Capitale. Una identità positivamente “periferica” che ormai è un tenue ricordo di tempi passati: oggi il Nomentano – appartenente al II Municipio – è un quartiere ad alta densità abitativa, pieno di uffici e di esercizi commerciali che, pur preservando alcune zone residenziali sobriamente eleganti, fa parte a pieno titolo della Roma freneticamente metropolitana che non si ferma mai.
Stretto tra due poli di grande attrazione come il Policlinico Umberto I e la Sapienza (prima università italiana), delimitato dalla Nomentana che lo divide dal più borghese e sonnacchioso Trieste-Salario, il Nomentano è oggi un quartiere che sta cambiando rapidamente e con grandi sforzi cerca di conciliare la sua storia straordinaria con i mutamenti imposti dalla crescente popolazione studentesca, dalla multiculturalità e, soprattutto, dalle grandi trasformazioni che l’economia sta subendo in virtù della globalizzazione e della rivoluzione digitale.
I contrasti e le contraddizioni di questo particolare momento storico sono (e saranno) materia di analisi per i sociologi e di racconto per gli osservatori come scrittori e giornalisti, ma è proprio leggendo la storia del quartiere che se ne percepisce la “centralità” fin da epoca remota e si capisce come – questa zona di Roma – nei secoli passati abbia rappresentato un crocevia straordinario, epico per molti aspetti, regalandoci personaggi ed episodi memorabili.
“La Storia del Nomentano, dalla preistoria ai giorni nostri”, curato da Sara Fabrizi, con il coordinamento editoriale di Simona Dolce e le foto di Sara Serpente, si conferma un’altra tappa fondamentale nel percorso di conoscenza della storia di Roma. Un percorso appassionante, che ha già visto pubblicare da Typimedia i volumi su Trieste-Salario, Prati, Montesacro e Ostia, collana divulgativa che supera ormai le 15mila copie vendute con un ottimo riscontro di lettura e di critica.
Nei dieci capitoli de “La Storia del Nomentano”, tra incontri che segnano autenticamente la Storia come quello tra papa Leone III e Carlo Magno sul ponte Nomentano, tragedie collettive come i bombardamenti alleati che nel 1943 colpiscono il Policlinico e molte zone abitate, spiccano – nelle varie epoche – le pirotecniche “imprese” di capitan Fracassa, i gialli irrisolti di piazza Bologna come il delitto di Pasqua Rotta (via Belluno), le deportazioni degli ebrei del 16 ottobre di cui resta testimonianza nelle pietre d’inciampo, e il sacrifcio di eroi straordinari e poco conosciuti, tra i quali il finanziere Antonio Sciuto e il carabiniere Genserico Fontana. E infine, personaggi della cultura che campeggiano nella nostra memoria come figure ormai mitiche: tra le tante, Cesare Zavattini e il maestro Alberto Manzi. Due esempi di “grandi divulgatori” che hanno contributo a rendere il nostro Paese, se non migliore, certamente più consapevole.
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