A chi non lo abita e non lo frequenta abitualmente il Flaminio può dare l’idea di quartiere-cerniera tra il centro storico e altri quartieri importanti (Prati, Parioli, Pinciano), oppure di quartiere semplicemente addossato al Tevere o, ancora, di rappresentare quella zona di Roma dove oggi capita di andare perché ci sono l’Auditorium Parco della Musica e il Maxxi, così come fino a un po’ di anni fa vi si andava perché c’era un bellissimo stadio (oggi purtroppo in disuso), luogo di sport e di grandi spettacoli. Ma se del Flaminio si prova a conoscere la storia si comprende facilmente come, al di là del suo secolo di vita di quartiere propriamente detto, questa parte della Capitale rappresenti un crocevia di vicende e di personaggi che ne fanno un luogo di grandissimo fascino. Fin dalle epoche più remote.
E non si può parlare del Flaminio senza soffermarsi, ovviamente, sulla via Flaminia. Questa strada che nell’antichità collegava Roma ad Ariminum (Rimini) partiva dal Campidoglio e, seguendo il tracciato dell’attuale via del Corso, passava per piazza del Popolo e proseguiva per il percorso che ancora oggi conosciamo costituendo quindi un fondamentale collegamento verso il nord della Penisola. Nel percorrerne oggi il tratto urbano, la via Flaminia può apparire un’arteria come molte altre, importante, trafficata, talvolta congestionata e caotica. Ma in realtà potremmo raccontarla metro per metro, perché a ogni passo questa antica consolare ci regala episodi storici e memorie straordinarie.
Così come, sempre per restare nei luoghi che attraversiamo quasi ogni giorno, potremmo interrogare Ponte Milvio e Muro Torto, e ascoltare storie di battaglie e imprese epiche, ma anche di fantasmi e oscure vicende alle quali il trascorrere dei secoli non ha tolto quell’alone di mistero che accompagna la narrazione di questo quartiere. Narrazione che naturalmente non può tralasciare il fiume di Roma. Qui il Tevere è stato, da sempre, una presenza forte e condizionante: ci fu un tempo per la pesca e i commerci fluviali, per i bagni e per i giochi nell’acqua. Ma ci fu anche il tempo delle inondazioni, perché proprio qui il fiume talvolta straripava, tant’è che Porta Flaminia fu per un periodo Porta Flumentana. L’ultima grande inondazione fu quella del 1870, in seguito alla quale si decise di costruire i muraglioni che ancora oggi proteggono la città quando l’acqua si fa minacciosa.
In questo volume sulla Storia del Flaminio, dalla preistoria ai giorni nostri, Sara Fabrizi ci racconta tutto questo e molto altro portandoci in un viaggio che – partendo dall’alba dell’uomo – ci conduce fino all’attualità, con i progetti di sviluppo e di riqualificazione che interessano il quartiere. Il libro, arricchito dalle foto di Antonio Tiso sui luoghi narrati come si presentano oggi ai nostri occhi, colma un vuoto importante nella collana sulla Storia di Roma, e affiancandosi ai volumi di Campo Marzio, Parioli e Prati (già usciti nei mesi scorsi) va di fatto a completare una parte della Capitale dove intrecci e collegamenti costituiscono un appassionante gioco di scoperte che davvero non finisce mai. Proprio come il fascino di Roma.
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