Tra i quartieri romani che costituiscono un “brand” internazionale, Parioli è certamente tra i primi: conosciuto e percepito come una parte ben definita di Roma al punto di equivalere a una classificazione. Di più: come a un modo di essere “di Roma”. Ben prima che esplodesse quella moda un po’ caciarona e sbruffona (e anche molto pretestuosa) di dividere la Capitale in Roma Nord e Roma Sud, e quindi prima ancora dei distinguo, delle polemiche e del sentirsi o di qua o di là, Parioli era un modo di definirsi e collocarsi. “Essere dei Parioli”, nella vulgata romana, significava almeno tre cose: abitare nel quadrante nord di Roma, appartenere a un ceto medio-alto, essere spesso di destra o comunque di idee conservatrici.
Gli anni recenti ci hanno insegnato che questo tipo di schematizzazione non regge più, o comunque mostra ormai dei limiti oggettivi. Sarà perché molti punti di riferimento (non solo in politica) sono profondamente cambiati, ma oggi essere dei Parioli non corrisponde più – automaticamente – agli stereotipi pseudo-sociologici dei decenni scorsi. Intendiamoci, il termine “pariolino”, o più gergalmente “pariolo”, funziona sempre. Classifica e fotografa. Identifica. Garantisce un’immediata comprensione nel codice di comunicazione della Capitale (e non solo), ma in un mondo che si muove e subisce cambiamenti incredibilmente veloci, anche i quartieri di Roma – inclusi i Parioli – sono soggetti alle trasformazioni tipiche di una società in accelerazione costante.
Anche per queste ragioni, può essere di particolare interesse la lettura di questo “La Storia dei Parioli, dalla preistoria ai giorni nostri”, edito da Typimedia all’interno della collana CommunityBook-La Storia di Roma, curato da Sara Fabrizi con il coordinamento editoriale di Simona Dolce. Questo libro rappresenta, infatti, un’interessante opportunità di mettere un punto fermo nella conoscenza di uno dei quartieri più narrati e chiacchierati, più ricchi di luoghi comuni e, paradossalmente, meno conosciuti della Capitale. O perlomeno con un generale deficit di consapevolezza storica dovuto a quella patina glamour da rotocalco che da decenni accompagna i Parioli, una “fama” che ha spesso privilegiato la cronaca (nera e rosa, perlopiù) rispetto alla ricerca e all’approfondimento legati alla memoria.
Memoria che – come il volume racconta – è invece ricchissima, fin dai primi albori dell’umanità e via via in tutte le diverse epoche. E allora vale certamente la pena di lasciarsi prendere per mano e attraversare il quartiere in lungo e in largo, dalle sommità (i “monti”, appunto) da cui si origina il nome, al verde di Villa Glori, all’inevitabile osmosi con i quartieri Flaminio e il Trieste-Salario, dove i labili confini metropolitani assegnano in condivisione pezzi di parchi straordinari come Villa Borghese e Villa Ada, fino alle strade e alle piazze più prestigiose, con residenze in cui architetti di nome hanno dato spazio al loro estro e a una sorprendente creatività: opere da conoscere e da preservare.
Parioli anche come terra di imprese eroiche, sia nella storia antica che nel Risorgimento, terra di lotta politica e di misteri mai risolti, di figure della cultura, del cinema e dello spettacolo, che nelle vie riparate e silenziose del quartiere hanno vissuto per decenni garantiti nella privacy e nella riservatezza che probabilmente altre zone di Roma non avrebbero consentito con la stessa efficace sobrietà. Una storia davvero ricca di fatti, di personaggi e di sorprese quella dei Parioli. Un viaggio nei secoli che si legge come un romanzo incredibilmente affascinante.
LEGGI come acquistare “La Storia di Parioli”