L’enorme successo di libri, film e serie televisive come “Romanzo Criminale” o “Suburra” ha portato una grande attrazione nei confronti del fenomeno della delinquenza a Roma, inserito nel più generale contesto della produzione cinematografica e televisiva contemporanea, nazionale e non, incentrata sul tema della malavita.
Ma in che modo film, documentari e serie televisive, a partire dal genere poliziesco degli anni Settanta, hanno saputo ritrarre e raccontare banditismo e malaffare nella Capitale? Il quadro che si va a tracciare nel libro “È stata Roma. La criminalità capitolina dal «poliziottesco» a Suburra” di Matteo Santandrea mostra come il roman crime movie, che qui si propone quale etichetta classificatoria di un’ormai corposa filmografia, abbia costantemente attinto alla cronaca per edificare o rifondare “romanzi criminali” in cui realtà e finzione si mescolano di continuo, dando vita a una galassia fatta di violenza e sacralità, di omicidi e affari, di grandi misteri, scandali e degrado che si connettono fortemente al luogo in cui avvengono i fatti.
L’autore esamina i percorsi, i mutamenti e le diverse forme di rappresentazione di una produzione variegata che vuole affrontare coi propri mezzi e il carico della sua influenza la “mala” sanguinaria e affaristica che, oggi come allora, dal Libanese a Samurai, attanaglia le strade millenarie della città eterna.
(Gianluigi Spinaci)