Quello di Stefano Caviglia è un libro che, senza rinunciare alla poesia del racconto, realizza un identikit del Tevere e del suo legame con la città, tra fortune e crisi mai risolte. E lo fa a partire dalla “separazione”, il dislivello di oltre diciotto metri fra le rive e la città, creato a cavallo fra Ottocento e Novecento con la costruzione dei muraglioni. Una decisione, secondo l’autore, inevitabile, viste le rovinose alluvioni subite nei secoli, ma che ha profondamente segnato l’allontanamento tra i romani e il loro fiume, dopo più di duemila anni vissuti praticamente in simbiosi.
“a proposito del Tevere” è un viaggio lungo la storia del fiume di Roma e di tutto ciò che lo riguarda. Si va dagli albori di Roma antica, quando sulle sue acque erano trasportate merci di ogni genere provenienti dal resto del mondo, ai tentativi dei nostri giorni di salvarlo dall’intreccio di competenze burocratiche che ne soffoca le potenzialità di rinascita. In mezzo, l’evento cruciale della costruzione degli argini che ha determinato, dopo l’ultima grande alluvione, un cambiamento profondo del suo rapporto con la città.
Proprio nei capitoli dedicati alla storia, Caviglia racconta le leggende, i sonetti, i ponti, i set cinematografici e i misteri del Tevere, un luogo che abbiamo sotto gli occhi ma che spesso dimentichiamo.