Nella primavera del 1656, un terribile flagello si abbatte sull’Italia: la peste. Al tempo, non esistono rimedi efficaci contro la malattia. L’unico modo per evitare il contagio è cercare di isolarsi il più possibile. Così, il 21 maggio 1656, la Congregazione di Sanità dà ordine di chiudere gli accessi alla città. Per consentire il transito di uomini e merci restano aperte soltanto otto porte, costantemente presidiate. Al tramonto, quando le campane suonano l’Ave Maria, vengono sbarrate. Ma questo provvedimento non è sufficiente a evitare che anche Roma venga duramente colpita dal morbo.
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