Gigi Proietti e il Tufello. Un legame che inizia a stringersi quando il Mandrake è ancora bambino, ma che segnerà per sempre sia la sua vita che la produzione artistica. Come racconta Sara Fabrizi nel volume di Typimedia Editore “Montesacro i 100 (+1) luoghi della Storia”. Un lungo itinerario che, passo dopo passo, svela aspetti inediti del quartiere.
Sono i primi anni Cinquanta quando Romano Proietti, papà di Gigi, riceve dal Comune la notizia che la sua domanda per un alloggio popolare è stata accettata. La casa è in via Tonale 6, scala H, al Tufello. Fino a quel momento la famiglia Proietti ha vissuto sempre in una situazione precaria. La prima casa di Gigi Proietti è quella di via Annia, vicino all’ospedale militare del Celio. Un palazzo fatiscente e a rischio crollo, da cui vengono sgomberati una domenica mattina. Da lì seguono varie peripezie, tra una sistemazione precaria all’altra, fino all’approdo al Tufello.
Ed è proprio in questo quartiere, ancora alle origini, che Proietti comprende lo spirito del dialetto della Capitale. “Il romano è bello perché alla fine, uno se l’aggiusta come je pare” disse in un’intervista. Al Tufello Proietti gioca in strada con i coetanei, serve messa come chierichetto nella chiesa locale e frequenta il cinema Aureo, in via delle Vigne Nuove. Alcuni anni dopo, Proietti, ancora adolescente, si trasferirà al quartiere Appio con la famiglia. Ma gli anni del Tufello gli rimarranno sempre nel cuore.
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