In molti sostengono che il Colosseo si chiami così perché, nel passaggio dal latino al volgare, il termine ‘’colosseum’’, che vuol dire “enorme”, “colossale’’ gli sarebbe stato attribuito per la sua mole: era infatti in grado di sovrastare le abitazioni della città capitolina al punto che, a confronto, apparivano minuscole. Consultando i testi degli storici latini appare invece che la storia fu decisamente diversa. Dopo l’incendio del 64 d.C Nerone commissionò la costruzione della Domus Aurea e di un’enorme statua di bronzo dell’altezza di trentacinque metri che doveva rappresentare lui stesso vestito con l’abito del Dio Apollo, che prese il nome di Colossus Neronis e ai cui piedi fece realizzare un lago artificiale.
Il Colosso di Nerone fu realizzato da Zenodoro, scultore del primo secolo a.C, e si racconta che fosse così imponente che l’imperatore Adriano, dopo la morte di Nerone, dovette impiegare ventiquattro elefanti per farlo spostare e abbattere. La morte di Nerone segnò il passaggio dalla dinastia Claudia quella Flavia, che vide il succedersi di Vespasiano, Tito e Domiziano.
Per ingraziarsi la popolazione romana Vespasiano decise di far erigere l’Anfiteatro Flavio, il più grande del mondo ad oggi inserito nelle sette moderne meraviglie della terra. Vespasiano decise di utilizzare lo spazio che ospitava il Colosso di Nerone e il laghetto artificiale. I romani, abituati a darsi appuntamento “sotto al Colosso di Nerone’’ continuarono a chiamare la zona così, fino a far slittare il nome dal Colosso abbattuto all’Anfiteatro Flavio che, ad oggi, è conosciuto prevalentemente con il nome di Colosseo. Nerone contribuì inconsapevolmente a dar vita all’attuale forma del Colosseo. La parte mancante infatti è dovuta ad un crollo avvenuto in seguito al terremoto del 1349: metà Colosseo poggiava infatti sul terreno paludoso creato dal lago artificiale e ciò impedì alla costruzione di reggere alla scossa sismica, dando così vita alla forma asimmetrica che caratterizza il simbolo di Roma.
(Giulia Torrisi)