La finta cupola di Sant’Ignazio, realizzata da Andrea Pozzo intorno al 1630 nella Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio, rappresenta una delle illusioni ottiche sparse nella città di Roma. Nel 1926 i Gesuiti decisero di costruire una chiesa in stile barocco dedicata al fondatore del loro ordine. Il progetto prevedeva un edificio a croce latina che, all’incrocio con il transetto, ospitava una cupola dal diametro di diciassette metri.
La cupola non venne mai realizzata, alcuni dicono per mancanza di denaro, altri per l’opposizione della comunità ideale che con la grande costruzione avrebbe perso i raggi di luce che scaldavano e illuminavano le loro abitazioni.
Andrea Pozzo decise allora di realizzare un trompe-l’oeil, espressione francese significante ‘’inganno dell’occhio’’, che indica una tecnica pittorica in voga nel Barocco la quale, attraverso trucchi di prospettiva e ottica, fa credere all’osservatore di star guardando oggetti tridimensionali che in realtà vengono dipinti su una superficie bidimensionale. Pozzo decise così di realizzare un affresco alto sedici metri e largo trentasei, rappresentando al suo interno l’ingresso al Paradiso di Sant’Ignazio e l’allegoria del lavoro missionario dei Gesuiti. Sebbene la tecnica del trompe-l’oeil fosse solitamente abbinata a quella del chiaroscuro, Pozzo decise di rendere l’affresco un tripudio di colori. L’effetto della finta cupola è ottenuto attraverso le quattro colonne fittizie disposte sulla superficie concava.
Per abbandonarsi all’illusione ci si deve posizionare all’interno del cerchio dorato che il Pozzo pose a terra lungo la navata centrale e che permette di osservare anche l’illusione prospettica di un secondo tempio sovrapposto alla chiesa. Da qui l’effetto è perfetto e, pian piano che ci si allontana dal cerchio, l’effetto digrada fino a svanire del tutto.
(Giulia Torrisi)