Se nel corso dei secoli Roma avesse seguito quello che alcuni suoi quartieri le suggerivano, oggi la Capitale sarebbe (anche) una splendida città di mare, con una proiezione sul Tirreno (e quindi sul Mediterraneo) che ne farebbe sicuramente uno dei poli più importanti quanto a traffico marittimo e attività nautiche. Così non è andata e sappiamo che il tema “Roma città di mare” è uno tra i tanti che accompagnano il dibattito su quale sviluppo debba avere la città nei prossimi decenni. Il litorale romano rappresenta un’opportunità mancata o ancora da cogliere? Il Tevere e la sua navigabilità sono temi da rilancio economico-turistico o non meritano troppa attenzione? La balneabilità di Ostia e il porto commerciale di Civitavecchia esauriscono qualsiasi ragionamento di possibile ulteriore sviluppo?
Non sono domande di poco conto, se pensiamo che negli ultimi decenni molte grandi città – ricordiamo il solo caso di Barcellona – hanno letteralmente cambiato faccia investendo pesantemente sullo sviluppo legato al fronte-mare.
Di sicuro, leggendo questo interessante volume sulla storia di Ostiense, si capisce come Roma abbia mancato una serie di occasioni storiche per darsi anche una forte identità marittima e – aggiungiamo – fluviale.
Come ben racconta Marco Eusepi, curatore del libro edito da Typimedia nella fortunata collana sui quartieri La Storia di Roma, fin dai tempi più remoti le ricchezze provenienti dal mare furono oggetto di attenzione e quindi anche di lotte piuttosto cruente. La “guerra del sale” con gli etruschi di Veio, fu uno dei primi anelli di quella catena di eventi storici che portò gli antichi romani a considerare lo sbocco sul Tirreno un elemento cardine della strategia di crescita e allargamento del loro dominio.
La via Ostiense e il Tevere sono due direttrici – la prima su terraferma, la seconda sull’acqua – che fin da quelle epoche collegano la Capitale alla costa tirrenica. Perciò su quella linea di comunicazione sono passati imperatori e papi, condottieri e schiavi, commercianti e trafficanti di ogni genere. La storia ci rammenta che vi sono transitati anche barbari e pirati saraceni, le cui incursioni hanno scritto alcune delle pagine più tragiche che Roma ricordi. Il quartiere Ostiense con la sua Porta Ostiense (poi diventata Porta San Paolo) e i suoi porti fluviali, con le sue attività e i suoi ponti, ha rappresentato da sempre quella parte di Roma naturalmente proiettata verso la costa, e chissà quale volto avrebbe oggi se, agli inizi del ’900, l’ingegnere livornese Paolo Orlando fosse riuscito nel suo progetto di creare una vera e propria “via d’acqua” tra la città e il Tirreno.
Quel progetto, certo tanto ambizioso quanto impegnativo, fu definitivamente affossato da Mussolini, che però volle la ferrovia e così nacque la tormentata (ancora oggi) “Roma-Lido”, mentre nel frattempo il quartiere si era sempre più sviluppato come area industriale: le Officine del gas, i Magazzini Generali, la Centrale Montemartini, le aziende che si affacciavano sul Tevere, diedero a questa parte di Roma l’immagine di una città la cui economia non doveva contare solo su commercio, enti e ministeri. Di quel periodo adesso restano tracce che parlano di archeologia industriale e di strutture riconvertite ad uso socio-culturale, ma resta soprattutto un’atmosfera “metropolitana-pop” che rende l’Ostiense un quartiere speciale, tanto che recentemente – come ricorda giustamente Eusepi – è stato inserito dal Guardian tra i dieci quartieri più cool d’Europa. Non sappiamo quali parametri abbiano usato gli esperti della prestigiosa testata inglese, ma è certo che la storia di questa parte di Roma ha dentro tutti gli ingredienti del grande racconto che attraversa le epoche disseminando il proprio percorso di vicende, luoghi e personaggi davvero straordinari. Dall’alba dell’umanità fino ai giorni nostri, l’Ostiense è sempre stato al centro della Storia.
LEGGI come acquistare “La Storia di Ostiense”