Nel quadrante settentrionale di Roma, quello di Montesacro è certamente uno dei quartieri dove è necessario andare oltre le apparenze. Bisogna assolutamente farlo per capire quanta storia, e quanta umanità, siano passate da qui attraverso vicende che si perdono letteralmente nei tempi, fino a quelli più remoti da cui si origina l’appassionante racconto della nostra società. Un racconto che – superando snodi noti ma anche molto controversi – arriva fino ai giorni nostri.
A chi vi capita per la prima volta, Montesacro dà quasi l’idea di un’altra città. Come un centro a sé, popoloso e frenetico, in cui zone fortemente disomogenee nell’architettura e nell’organizzazione urbanistica restituiscono un fragoroso, affascinante contrasto, e dove nei decenni passati la mano dell’uomo sembra aver seguito correnti di pensiero molto diverse tra loro, talvolta con risultati positivamente sorprendenti, altre volte con effetti meno memorabili, ma che – certamente – sotto il profilo della storia si portano dietro significati di non poco rilievo.
Così, nell’attraversare questo grande centro urbano di oltre duecentomila abitanti (gli stessi di Trieste, qualcosa in più di Taranto o di Parma), la nostra “passeggiata storica” tra i quartieri della capitale ha conosciuto un’altra particolarissima realtà, con la conferma che Roma è realmente una galassia metropolitana di tanti pianeti diversi, ciascuno a suo modo unico e speciale. Una percezione, questa, che è ben più del risultato di “sensazioni”, bensì il prodotto di informazioni ed esperienze suffragate da dati e circostanze, e da pagine di meticolosa ricerca tra fatti, luoghi e – soprattutto – personaggi, molti dei quali davvero straordinari.
Questo volume, curato come i precedenti (Trieste-Salario e Prati) da Sara Fabrizi con il coordinamento editoriale di Simona Dolce e con le immagini di Giada Patrizi, racconta quest’area di Roma che in buona parte oggi coincide con il III Municipio, ma che per ovvie ragioni socio-economiche, culturali e antropologiche si connette strettamente anche ad altre zone del quadrante settentrionale. Il dato di fondo è proprio quello di aver rappresentato nei secoli il fianco della capitale esposto a chi arrivava da nord, il che significa aver dovuto subire per primo molte delle invasioni e delle scorribande di nemici e aggressori che nei secoli si sono succeduti nel progetto di prendersi la Città Eterna.
I resti preistorici rinvenuti sia a Montesacro che nel Trieste-Salario ci restituiscono immagini da “Jurassic Park” davvero emozionanti, e il primo capitolo meriterebbe probabilmente una ricostruzione filmica “alla Spielberg”, ma è dal periodo trattato successivamente – quindi dall’età romana in poi – che la storia si fa realmente… Storia.
La vicenda di Nerone, con il suo suicidio nella villa di Faonte, in questa parte dell’allora centro dell’Impero, dà un’idea di quanto – già a quel tempo – quest’area romana entrasse nella Storia dall’ingresso principale, e più ancora un altro episodio che segnerà Montesacro come luogo planetario dei più alti ideali libertari: parliamo di quello “sciopero della plebe” che nei secoli successivi influenzerà il pensiero e le decisioni di uomini politici e d’azione come, per esempio, Simón Bolívar, il quale proprio sulla piccola sommità di Montesacro verrà a fare il suo solenne giuramento di liberare l’America Latina.
Dieci capitoli che si leggono d’un fiato per ripercorrere la storia di un quartiere che tutti conoscono ma che a oggi è ancora fuori dai maggiori tradizionali tour culturali e turistici, ovviamente calamitati dalle classiche attrazioni artistiche, archeologiche di aree romane di indiscutibile valore e di altrettanta indiscutibile fama. Eppure, dalla preistoria ai giorni nostri, Montesacro è in grado di raccontare la sua specialissima versione della Storia, fatta di episodi spesso drammatici e talvolta illuminanti di determinati periodi della nostra società. Un quartiere da scoprire e da riscoprire, in quella che ci piace definire una “passeggiata storica” che dalla prima all’ultima pagina non smette mai di sorprendere.
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