Se oggi a Roma c’è un quartiere noto a tutti ma ampiamente sottovalutato, spesso guardato a distanza e con fastidio per il suo essere confusamente multietnico e multiculturale, e soprattutto poco conosciuto nella sua storia che ci porta fino all’alba dell’umanità, questo è certamente l’Esquilino.
Romani e non romani ci passano di continuo, se non altro perché Termini è la stazione ferroviaria più trafficata d’Italia. In molti lo vivono come un quartiere “espropriato dagli stranieri” a causa delle comunità – a cominciare da quella cinese – che negli ultimi decenni lo hanno popolato, altri invece lo hanno romanticamente eletto a dimora più o meno per le stesse ragioni. Ma la sua storia autentica, in quanti la conoscono davvero?
Nel suo La Storia dell’Esquilino, dalla preistoria ai giorni nostri, Sara Fabrizi realizza per Typimedia un’altra perla della sua narrazione storica su Roma regalandoci un viaggio nel tempo che affascina, sorprende e svela particolari assolutamente insospettabili. Il quartiere, ai nostri occhi spesso caotico, vociante, ricco di odori, di colori e di contrasti, diventa così un libro imperdibile, che a ogni pagina regala autentiche emozioni facendoci conoscere fatti e personaggi di epoche diverse che possiamo collocare ora in quella piazza o in quel palazzo, ora in quella strada che magari ci capita di percorrere quasi ogni giorno.
Quando il 3 febbraio del 1871 Roma viene proclamata “Capitale del Regno”, sono in molti a rendersi conto che la città ha urgente bisogno di un piano di sviluppo adeguato al suo ruolo, oltreché alla sua storia. I piemontesi hanno avuto una parte fondamentale nell’azione risorgimentale, quindi non è certo un caso che sia proprio un piemontese ministro delle Finanze – Quintino Sella – a dichiarare che la nuova Roma debba “cominciare a innalzarsi sull’altopiano orientale dove migliori sono le condizioni igieniche, più piacevoli le viste, più fermo e asciutto il suolo”.
Così il 14 settembre dello stesso anno – il 1871 – viene presentato in consiglio comunale il progetto per un quartiere all’Esquilino. Strade perlopiù ordinate e perpendicolari le une alle altre, larghe le vie principali e larghi i marciapiedi, edifici monumentali e austeri. E poi una piazza che ne sia il fulcro vero, una piazza che in tutto e per tutto ricordi le belle piazze torinesi con i portici e magari un parco al centro presidiato da un monumento che simboleggi l’unità nazionale. Nasce così piazza Vittorio Emanuele II, per tutti oggi piazza Vittorio, il cuore di un quartiere grande quanto una città e con una storia che comincia ben prima di quel settembre 1871, successivo di un anno alla presa di Porta Pia.
La parte della Capitale che oggi conosciamo come Esquilino, è probabilmente uno degli insediamenti umani più antichi di quel territorio che poi diverrà la potente Roma. Qui i romani collocano le prime necropoli, costruiscono le prime mura e subiscono la prima disastrosa disfatta contro i barbari: Brenno e i suoi galli entrano da Porta Collina, che oggi sarebbe come dire all’incrocio tra via Goito e via XX Settembre, e scrivono una delle pagine più nere della storia antica di Roma. Ma in questa stessa area, mai davvero centrale eppure sempre così vicina al centro, nei secoli si realizzano anche numerose, autentiche meraviglie tra paganesimo e cristianesimo.
Dagli Horti di Mecenate al Lacoonte ritrovato a Colle Oppio, dalle chiese di Santa Maria Maggiore e Santa Croce in Gerusalemme fino alla sede papale in Laterano, l’Esquilino è un ideale percorso culturale dove arte e archeologia, storia e religione si fondono in un tutt’uno di straordinario valore. Perciò riscoprire oggi l’Esquilino, valorizzarlo seriamente risanando laddove è necessario, è un impegno che Roma non può rinviare ulteriormente. E questo è un altro grande merito di questo libro scritto da Sara Fabrizi e arricchito dalle foto di Antonio Tiso: quello di farci riflettere sull’enorme patrimonio di un quartiere che conosciamo in minima parte ma che – terminate queste pagine– conosceremo così bene da volerlo esplorare in tutte le sue innumerevoli possibilità.
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