Splende già il sole lungo questa via della zona Africano, nel quartiere Trieste-Salario. Ma è mattino presto ed è in atto una sorta di appassionante corsa in bici che ha un unico obiettivo: portare i giornali appena presi nelle tipografie alle edicole del quartiere prima degli altri. Perché arrivare prima voleva dire guadagnare qualche copia sulla testata concorrente.
E di giornali ce n’erano così tanti a Roma, in quegli anni Quaranta, che viene un po’ di nostalgia: si riconosce la cassettina griffata Il Tempo e poi quella di Il Momento. La bici con il Messaggero, magari, sarà appena più indietro.
Immagine metaforica questa, che ricorda gli anni dell’informazione fatta sulla carta, senza Rete, ma con l’autorevolezza e l’attendibilità dei giornali conquistata rigo per rigo. Sgomitando magari, tra testate concorrenti, come fanno i ciclisti con i giornali da consegnare. Era il tempo di: “È la stampa, bellezza!”, come dice Humphrey Bogart in Deadline, difendendo dal potente di turno lo scoop del suo giornale. Ora la corsa invece che in bici è tra gli algoritmi.
(Daniele Magrini)
Lo scatto è tratto dal volume “Come eravamo. Trieste-Salario”. Nella stessa collana Typimedia Editore ha pubblicato anche volumi dedicati ai quartieri: Montesacro, Nomentano, Monteverde, San Lorenzo, Prati e Trastevere.
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