A Roma, ci sono posti straordinari che è possibile visitare del tutto gratis. Uno di questi è proprio il Parco di Villa Borghese, cuore pulsante della città in cui ogni siepe è una scoperta.
Qui, si trova di tutto: l’infinita bellezza delle vegetazione, con i suoi lecci secolari che si allungano ai piedi del Bioparco, nella zona destinata al divertimento dei nostri amici a 4 zampe; opere d’arte uniche racchiuse in Musei eleganti e rinomati in tutto il mondo come Galleria Borghese, dove ci sorride sorniona da quasi due secoli Paolina Bonaparte ritratta come Venere vincitrice da Canova, ma anche passeggiate in cui tenersi per mano o scivolare in bici sentendo il vento che accarrezza il viso, nelle giornate di primavera. C’è un teatro, un cinema dei piccoli che non possiamo non amare, spazi per i bambini e feste di burattini, persino un “tempio” della cinematografia. In breve, tutto ciò che occorre per conoscere la Capitale intimamente e per trascorrere una giornata da soli o in famiglia carpendo tutto (o quasi) il meglio che Roma ha da offrire.
Non solo, Villa Borghese è talmente generosa che è possibile effettuare un tour culturale gratis, e del tutto a costo zero.
Ecco le tappe di un itinerario gratuito, culturale e di grande impatto nel parco più amato dai romani (e non solo):
- Gli alberi monumentali nella Valle dei Platani
- Il tempio di Esculapio al laghetto
- Il museo Pietro Canonica
- Il Museo Carlo Bilotti
- L’orologio ad acqua
GLI ALBERI MONUMENTALI NELLA VALLE DEI PLATANI
Non tutti sanno che Villa Borghese tutela e preserva alcuni degli Alberi Monumentali d’Italia. Si tratta degli antichi platani orientali che si trovano proprio a ridosso dell’ingresso del Bioparco, nell’area cani. Hanno oltre 500 anni e furono piantati nel 1600 dal cardinale Scipione Borghese. In origine erano 40, oggi ne rimangono nove e sono un inno alla Natura.
Con le loro fronde e i tronchi possenti raccontano storie racchiuse nelle loro grandi cavità e disperse nel vento dalle foglie. Passeggiare avendo la contezza del loro valore naturalistico e storico è un grande privilegio. E una delle più belle “coccole” che ci riserva Villa Borghese.
Un’altra piccola chicca: oltre agli antichi platani orientali, c’è un altro albero secolare rientrato a buon diritto tra i monumenti verdi del nostro paese: è il magnifico leccio che ci guarda imperioso e straordinario dal giardino del Lago poco distante.
IL TEMPIO DI ESCULAPIO AL LAGHETTO
La nostra escursione a tutto godimento a Villa Borghese prosegue fino al piccolo ma suggestivo laghetto, dove si erge il Tempietto dedicato ad Esculapio, il dio della medicina. S’innalza sulla placida superficie dell’acqua con le sue colonne in stile ionico, tra lo stridio degli uccelli e i voli sereni. La sua realizzazione risale alla fine del 1700 ad opera di Antonio e Mario Asprucci.
Sulla trabeazione posta tra il frontone e le colonne si legge, in greco, “Dedicato a Esculapio Salvatore (Ασκληπιωι Σωτηρι)”. La statua del dio si trova dietro il portico, in una piccola edicola. Il senso di pace profonda che si prova in questo luogo è dato dalla commistione dell’architettura ordinata con dalla magia dell’acqua e la placida fauna locale che non può non riempire il cuore di gioia.
IL MUSEO PIETRO CANONICA
Il Museo dedicato allo scultore Pietro Canonica (1869-1959) si trova tra la Valle dei Platani e la strada che congiunge al laghetto di Villa Borghese, a pochissima distanza dal teatro inglese. Canonica era un fine intellettuale, amante della musica e compositore, oltre che scultore.
L’edificio che ospita il museo a lui dedicato è stata la sua abitazione dal 1927. Per questo, attraversarne le sale offre la vera e propria opportunità di scoprire l’artista nella sua più profonda intimità.
Al primo piano c’è l’appartamento privato con gli arredi pregiati in cui si riconoscono dettagli dell’arte torinese della fine Ottocento, ricco di memorie e ricordi di Canonica. Nelle altre sale, invece, i busti e le statue equestri ricamano storie intense che aprono squarci sulla storia dell’arte italiana degli ultimi due secoli.
IL MUSEO CARLO BILOTTI
Questo piccolo museo si trova all’interno dell’Aranciera di Villa Borghese, nota nel Settecento come Casino dei Giuochi d’Acqua. All’epoca, erano circonfuse da una fama leggendaria le sue fontane e i ninfei che l’abbellivano; le sue stanze erano tra le preferite dei principi Borghese che amavano animare qui le loro feste private. Tuttavia, l’edificio ha subito gravi danni durante il periodo della Repubblica Romana ed ha riaperto le sue porte solo nel 2006 per accogliere la donazione permanente di opere d’arte di Carlo Bilotti, imprenditore italoamericano e collezionista di fama internazionale.
Quadri, sculture e dipinti soprattutto di Giorgio De Chirico fanno parte di questa collezione, ma ci sono anche ritratti di Larry Rivers e di Andy Warhol, che ha immortalato il volto di Tina e Lisa Bilotti.
Il personale è gentilissimo. Si visita in poco tempo, una mezzora è sufficiente. All’interno, non si trovano probabilmente le tele del miglior De Chirico ma ci si sente avvolti da un senso di pace e dalla nostalgia per qualcosa che, forse, non è mai neppure esistito. C’è un quadro del maestro, però, che vale tutta la visita: ritrae il gioco di una bambina che corre facendo scivolare un cerchio, su un viale assolato. Intorno, tutto l’immenso vuoto metafisico.
L’OROLOGIO AD ACQUA
Un piccolo prodigio della tecnica è l’orologio ad acqua, immerso tra i viali sereni di Villa Borghese., nel Parco del Pincio Realizzato nel 1867 da Giovanni Battista Embriaco, un frate domenicano si trova nella sua collocazione attuale dal 1873. C’è un mondo nascosto in questo oroglogio che non si limita a misurare solo il tempo. I quadranti richiamano la sezione trasversale di un albero e le lancette ricordano foglie e rami.
Il funzionamento del meccanismo è garantito dall’acqua che cade dell’alto in modo da colmare due bacinelle a forma di foglia, posizionate come fossero i piatti di una bilancia. Proprio l’oscillazione dei due catini permette di attivare il sistema che fa girare le lancette. L’ora, poi, è visibile da tutti i lati grazie alle finestre di vetro. Quest’opera è tutt’ora funzionante grazie a un complesso restauro avvenuto nel 2004.
(Alessandra Accardo)