In età antica i Floralia, le feste in onore di Flora, divinità comune ai romani e ai Sabini, venivano celebrati al Circo Massimo dal 28 aprile al 3 maggio, quando per sei giorni venivano organizzate corse dei carri e parate di caccia. L’annuncio dell’inizio delle competizioni, era dato dal suono di una tromba, che chiamava a raccolta un grandissimo numero di partecipanti e di spettatori vestiti con abiti dai colori variopinti e sgargianti con l’intento di raffigurare i fiori.
Ma le vere protagoniste dei Floralia erano le cortigiane, invitate a denudarsi dal pubblico con cori, grida e schiamazzi. La festa, infatti, spesso degenerava in licenze di costumi senza nessun limite. Come raccontato da Ovidio nei Fasti, “Flora non è divinità severa: i suoi doni invitano al piacere, ed essa stessa invita a godere dell’età, finché questa è nel fiore”. Flora era appunto la dea dell’agricoltura e della fecondità, e pertanto, indirettamente, anche della sessualità.
Durante le manifestazioni, divise in ludi scenici e ludi circensi, questi ultimi costituiti da cacce di animali domestici, da simulazioni di corse di carri e da combattimenti di gladiatori, venivano gettati a terra dei semi per rendere propizia la terra: con la dea Flora si festeggia l’inizio della natura.
(Gianluigi Spinaci)