Il mirto è una delle piane leggendarie di Roma. Fu proprio con il myrthus che romani e sabini si purificarono quando lo scontro causato dal ratto delle sabine si concluse con la fusione dei due popoli. La leggenda vuole che lo fecero nello stesso luogo dove era avvenuto lo scontro e dove venne poi eretto il tempio di Venere Cloacina, la dea purificatrice e la cui pianta era proprio il mirto.
Il nome myrtus deriva dal greco, ed era usato per le corone con cui veniva cinto il capo dei vincitori dei giochi elei e il cui uso era legato al mito di Myrsinae, una ragazza invincibile nelle gare atletiche: la sua abilità era tale che i giovani atleti con cui gareggiava per gelosia la uccisero e allora Athena la trasformò in una pianta che da lei prese il nome.
Un’altra leggenda legata al mirto è quella della profetessa dell’oracolo di Dodona, Myrtila, a cui si rivolsero i Beozi quando entrarono in guerra con i Pelasgi dell’Attica. Decisero entrambi di consultare l’oracolo: la sacerdotessa Myrtila diede ai Beozi il responso: “Un sacrilegio vi darà la vittoria”. Ma quelli pensarono che si fosse accordata con i Pelasgi e decisero di rapirla e la gettarono in un recipiente pieno di acqua bollente pensando che, se li aveva traditi quello era il giusto castigo e che, se invece aveva detto la verità in quel modo l’oracolo si sarebbe avverato.