È il 27 luglio 1993, intorno alla mezzanotte. Il gendarme Marcello Lombardo, di guardia al Palazzo del Laterano, ha appena concluso il suo consueto giro di ronda. Sta per uscire dal grande portone quando un’esplosione squarcia il silenzio di piazza San Giovanni. È appena saltata in aria un’autobomba. Negli stessi momenti, anche la chiesa di San Giorgio al Velabro viene colpita da una violenta deflagrazione: cento chili di tritolo che saltano in aria, devastando l’edificio e lasciando in terra feriti. Non ci sono rivendicazioni di sorta per questo tremendo attentato, che ferisce il patrimonio di Roma. Ma la matrice mafiosa è chiara.
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