Nel 293 a.C. scoppia a Roma una terribile pestilenza che miete moltissime vittime tra la popolazione. Per farla cessare vengono consultati i libri Sibillini, testi oracolari a cui si ricorreva in caso di grave pericolo per la città. Il responso è che per interrompere la pestilenza è necessario recarsi a Epidauro, nel Peloponneso, dove si trova il più grande santuario dedicato al dio della medicina greca: Esculapio.
Secondo la leggenda narrata da Livio, una delegazione parte alla volta della Grecia a bordo di una triremi da guerra e giunge al tempio: arrivati a Epitauro, mentre si svolgono i riti propiziatori, un enorme serpente esce dal tempio e va a rifugiarsi sull’imbarcazione romana. I membri della delegazione sono certi che Esculapio si sia trasformato nell’animale e si affrettano a ritornare a Roma. Quando, risalendo il Tevere, la nave arriva in prossimità dell’isola Tiberina, il serpente scende dall’imbarcazione e si nasconde tra le sue rocce: è il segnale della volontà di Esculapio di costruire proprio in questo luogo un tempio in suo onore.
Nel 289 a.C. viene così eretto il santuario sulla punta meridionale dell’isola con l’epidemia che, secondo la narrazione, cessa improvvisamente. Di questa mitica storia è ancora presente una traccia molto importante. Sono i resti di una nave di pietra, creata dai romani sagomando le rocce dell’isola proprio per ricordare il mito della fondazione del tempio dedicato al dio Esculapio.
(a cura di Gianluigi Spinaci)