Il Teatro Palladium, fine anni 40. Foto di Gianna Moriani tratta dal volume “Come eravamo. Garbatella 1835-1960”
Qualunque sia il modo in cui ci si avvicina alla Garbatella, una cosa è certa: il quartiere incanta. Per la sua anima così verace e popolare, per quell’aria di piccolo paese che si respira al suo interno, per gli scorci suggestivi che nasconde a ogni angolo. Tra i quartieri di Roma è quello che ha meglio conservato la sua identità, sempre unica e fedele alla sua storia. Come racconta Typimedia Editore in due volumi straordinari: “Come eravamo. Garbatella 1835-1960″ e “La Storia della Garbatella”. Scopriamoli insieme!
COME ERAVAMO. GARBATELLA 1835-1960
La costruzione dei lotti dell’Istituto Case Popolari, la vita quotidiana, le botteghe, i vicini di Tor Marancia, gli artisti, il tempo di guerra con i suoi eroi e le vittime, il mondo del lavoro, le scuole, il cinema. Sono alcuni dei temi raccontati, attraverso preziose foto in bianco e nero, nel libro Come eravamo. Garbatella 1835-1960.
Il volume è un grande racconto corale di una zona che nasce povera, ma che nei decenni si trasforma in un centro di vita pulsante, sanguigna, popolare, antifascista. Un luogo dove un tempo ci si vergognava a vivere e che oggi è tra i più amati dai romani. Se il 18 febbraio 1920 è il giorno in cui viene posta la prima pietra di un edificio in piazza Benedetto Brin, già nel 1835 si faceva il nome di via Garbatella e di un’omonima osteria. Lo dimostra un antico documento conservato nell’archivio della Basilica di San Paolo fuori le Mura, pubblicato ora in questo libro.
Quando il quartiere nasce viene destinato a ospitare gli operai della zona industriale dell’Ostiense, ed è caratterizzato da villini e palazzine di tre piani al massimo, con ampi spazi verdi interni che erano punto di ritrovo per i residenti. Pagina dopo pagina, prende corpo una storia meravigliosa di oltre un secolo che parte dalle origini e arriva agli anni del boom economico. Così il fotografo e giornalista Antonio Tiso torna sulla collana “Come eravamo”, ideata da Typimedia, che racconta la memoria dei quartieri di Roma. A scandire questa emozionante narrazione sono sempre le immagini provenienti dai cassetti delle famiglie, delle parrocchie, delle scuole che immortalano la vita e i cambiamenti del rione attraverso lo sguardo dei suoi abitanti.
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LA STORIA DELLA GARBATELLA
Un appassionante viaggio nel tempo lungo dieci capitoli in un quartiere dall’animo orgogliosamente popolare, che nel 2020 compirà il suo primo secolo di vita ufficiale. La Garbatella è un crocevia dove si incontrano le storie e le idee, piccole e grandi, di santi, rivoluzionari, partigiani, pacifisti e visionari.
Le prime tracce di vita si concentrano intorno allo stagno di San Paolo, nell’area dove oggi sorge l’omonima Basilica. Sulle sue sponde si muovono, ancor prima degli esseri umani, antichi elefanti, cervi e primitivi cani lupo.
La Garbatella è un territorio ambito già dall’epoca romana. È qui che sorgono le ville fuori città di personaggi illustri, come Servilia Cepione, donna forte e intelligente, amante di Giulio Cesare e madre di quel Bruto che lo pugnalò a morte. Sempre qui si trova la proverbiale via delle Sette Chiese, che, nel Cinquecento, viene allargata per far spazio al corteo trionfale di Carlo V.
Con il passare dei secoli, la zona diventa un piccolo paradiso, fatto di colline, casali e vigneti. A fine Settecento, Mons. Nicola Maria Nicolai vi coltiva una vigna “a garbato”, cioè appoggiata a olmi e pioppi. Ma il mondo sta per cambiare. Lo sa bene l’ingegnere Paolo Orlando, che, nel 1909, cavalca su via Ostiense sognando la costruzione di un nuovo quartiere per gli operai del neonato polo industriale sulla riva sinistra del Tevere. La pace della Garbatella viene, poi, bruscamente interrotta dai bombardamenti degli Alleati nel ’44.
Nei decenni successivi, il quartiere assume fama di essere rosso e romanista. È all’oratorio di Don Guido Chiaravalli che si allena un giovanissimo Agostino Di Bartolomei. La Garbatella conquista, poi, anche il cinema e la televisione, che trasforma il bar di Piazza Giovanni da Triora nell’ormai noto “bar dei Cesaroni”.
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