Alle pendici del Palatino, sorgono i resti quasi invisibili di un’antichissima cinta di mura. Le ha scoperte, negli anni Ottanta, l’archeologo Andrea Carandini. Secondo gli esperti, quei larghi blocchi di tufo giallo risalgono all’VIII secolo a.C.
È la stessa epoca in cui, stando al mito, Romolo fonda la città, battezzandola con il proprio nome e col sangue del suo stesso fratello. Remo, infatti, compie un oltraggio che non può essere perdonato. Mentre Romolo sta tracciando con l’aratro il solco che rappresenta il confine sacro dell’Urbe, il gemello lo scavalca, in segno di sfida. È allora che Romolo, gli si scaglia contro, uccidendolo sul posto. “Così, d’ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura” grida. La data, che ogni buon romano porta nel cuore, è quella del 21 aprile 753 a.C.
Comincia così il lungo regno del primo re di Roma. Per popolare la neonata città, egli apre le sue porte a gente di ogni risma: schiavi fuggitivi, briganti, uomini espulsi dai loro villaggi. La comunità cresce e si rafforza, prosperando in riva al Tevere. Ma c’è un problema: scarseggiano le donne. C’è il rischio che la stirpe dei figli della lupa si estingua nel giro di una generazione. Per questo Romolo architetta il Ratto delle Sabine, facendo rapire decine di fanciulle. Ne nascerà una terribile guerra e saranno proprio le donne a mettere fine a quell’atroce conflitto.
A Romolo si devono i primi ordinamenti di Roma, leggi e riti. Ed è sempre con lui che la città comincia a espandersi attraverso guerre di conquista. La fine del primo mitico re non può che essere piena di “effetti speciali”. È il luglio del 716 a.C. Romolo, in Campo Marzio, sta passando in rassegna le truppe dell’esercito. All’improvviso, il cielo viene oscurato da un’eclissi. Mentre si scatena una tempesta, egli viene avvolto da una nube e scompare. Diranno che è stato assunto al cielo. È diventato un dio.
(Sara Fabrizi)
Nell’immagine da Wikipedia: “Certosa di Pavia – Medaglione sullo zoccolo della facciata”, autore Carlo Brogi (1850-1925),